Divulgato in media il 73,8% delle informazioni considerate rilevanti, con un focus sulla componente social (88% dei parametri mappabili) e environmental (70,9%)
Solo il 33,3% del campione ha definito obiettivi quantitativi sulla contrazione delle emissioni di Co2 e il 23,8% sull’efficientamento energetico
Guglielmo Manetti, Intermonte Sim: “Pochi sono ormai disposti ad affidare i propri capitali a imprese che non implementano strategie orientate alla sostenibilità di lungo termine”
Considerando il contesto ambientale, infatti, solo il 33,3% del campione ha definito obiettivi quantitativi sulla contrazione delle emissioni di Co2 e il 23,8% sull’efficientamento energetico. “Ciò potrebbe sollevare dubbi riguardo all’effettiva implementazione delle iniziative di sostenibilità – spiegano i ricercatori – che, senza dei chiari parametri con i quali misurarne la bontà, potrebbero essere percepite esclusivamente come tentativi di greenwashing”. Quanto, invece, alle altre due componenti dell’acronimo, sul fronte della governance solo il 38,1% delle mid e small cap ha effettivamente collegato le proprie politiche di incentivazione e remunerazione alle variabili esg, e quasi un terzo delle stesse vanta un csr manager (corporate social responsibility manager, ndr) volto a supervisionare e implementare piani di sostenibilità.
“Il tema della sostenibilità sta monopolizzando l’attenzione dei mercati finanziari, consolidandosi come fattore centrale anche nelle strategie di investimento, grazie alla spinta delle autorità di mercato, dei legislatori europei e dei risparmiatori a ogni livello, dai retail agli istituzionali – spiega Guglielmo Manetti, amministratore delegato di Intermonte Sim – Pochi sono ormai disposti ad affidare i propri capitali a imprese che non implementano strategie orientate alla sostenibilità di lungo termine, attraverso buone pratiche finalizzate alla tutela dell’ambiente, all’inclusione e welfare sociale e a una governance trasparente e rispettosa di tutti gli stakeholder”. Tuttavia, aggiunge, “nuovi adempimenti obbligatori stanno per riguardare le imprese emittenti di titoli diffusi e chi ingegnerizza, gestisce e colloca prodotti finanziari che vi investono”.
In vista degli appuntamenti normativi in calendario nel 2021 e nel 2022 (attinenti alla tassonomia delle attività sostenibili ai servizi finanziari, allo standard relativo ai fondi e ai titoli finanziari sostenibili), secondo i ricercatori è necessario dunque che le piccole e medie imprese tricolori inizino a prepararsi. E chi sarà in grado di “anticipare proattivamente l’evoluzione normativa”, spiegano, “godrà di un vantaggio competitivo rispetto agli altri, in quanto sempre più capitali e risorse sul mercato saranno vincolati a essere investiti secondo criteri esg”. Le altre, invece, non potranno far altro che “recuperare il gap”, conclude Giancarlo Giudici, professore ordinario della School of management del Politecnico di Milano e referente scientifico della ricerca.