A fine 2020 la spesa in beni e servizi digitali ha registrato un calo dello 0,6%, per un valore complessivo di 71,5 miliardi di euro. Ma nel 2024 potrebbe raggiungere i 95 miliardi
Gay: “Un’accelerazione a tutte queste dinamiche verrà data dalle riforme e dalle risorse stanziate dal Pnrr. La cornice all’interno della quale dovremo incanalare gli sforzi”
Mercato digitale verso i 95 miliardi nel 2024
Diseguaglianze che, tra l’altro, dividono la Penisola anche nell’adozione delle tecnologie digitali. Basti pensare che la spesa sostenuta dalle grandi imprese, stando al rapporto, è impennata nel 2020 del +1,4%, a fronte di un crollo del -2,4% e del -5% per le aziende di medie dimensioni e le organizzazioni più piccole. Senza dimenticare il gap geografico, con il nord ovest che raccoglie il 35,2% dell’intero mercato e il centro Italia con il 25,8%. Ma con le risorse europee in arrivo, secondo gli esperti, potrebbero aprirsi nuovi scenari. “Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è la cornice all’interno della quale dovremo incanalare gli sforzi, per fare in modo che la trasformazione digitale si rafforzi e consenta di tramutare la ripresa in crescita”, osserva Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform. Si parla di circa 50 miliardi di euro allocati per la digitalizzazione, che nelle stime (più ottimistiche) dell’associazione potrebbero portare il mercato a sfiorare i 95 miliardi di euro nel 2024 (dai 71,5 miliardi dello scorso anno).
“Offrire alle nuove generazioni un’Italia più moderna”
“Il digitale rappresenta lo strumento più efficace per ridurre i gap di produttività e di efficienza del nostro sistema economico, migliorare i servizi resi dalla pubblica amministrazione, sostenere la nascita di nuova imprenditorialità”, continua Gay. “Gli obiettivi che ci attendono richiederanno l’impegno e la collaborazione di tutti gli attori pubblici e privati, in una logica di rispetto reciproco di ruoli e competenze. La pandemia ha comportato perdite umane che non saranno mai compensate negli affetti. Anche per loro, abbiamo il dovere di guardare al futuro e alle nuove generazioni costruendo un’Italia più forte che si regga su basi solide e competitive”.
Dello stesso avviso anche Cesare Avenia, presidente di Confindustria digitale, che parla dell’obbligo “di regalare” alle future generazioni un Paese più moderno. “Il tema dei divari è fondamentale. È vero che dobbiamo puntare tutto sulla trasformazione digitale e ambientale, ma tutto parte dalla coesione. Ed è fondamentale che tutte le parti in causa prendano parte a questo progetto. Le opportunità che abbiamo davanti a noi sono di gran lunga superiori alle sfide che abbiamo dovuto affrontare nei mesi scorsi. Guardiamo loro con grande apertura e determinazione”. Chiude il dibattito Vincenzo Amendola, sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio (affari europei), che ricorda a sua volta come “l’unità di tutte le parti” e la velocità siano “fondamentali” per consentire all’Italia di recuperare posti in classifica sul fronte della digitalizzazione. “Oggi le infrastrutture digitali devono ricucire l’ossatura di una pubblica amministrazione al servizio di cittadini e imprese. Il mio invito a tutti coloro che, su questa spinta, desiderano portare il Paese fuori dalla crisi è un impegno a lavorare uniti con progetti, riforme e l’esecuzione di un piano con cui l’Italia si assume una grande responsabilità: contribuire a rafforzare il volto dell’Unione europea”.