Era stato il Regolamento (Ue) 2015/760 del 25 aprile 2015 ad introdurre nell’ordinamento europeo i c.d. fondi di investimento europei a lungo termine
Dal 2015, scrive l’associazione, l’industria ha messo in piedi solo 28 eltif, con masse inferiori ai due miliardi di euro. In sostanza, un fallimento per il tentativo di europeo di incentivare gli investimenti a lungo termine nell’economia reale
Non è però ancora ora di suonare il requiem. Efama ritiene che il regime di regolamentazione eltif sia la strada per costruire un pezzo di quella tanto agognata Unione europea dei mercati dei capitali
Fra incentivi fiscali e riduzione dei tagli minimi di investimento, molti sono gli strumenti a disposizione del legislatore per mettere il turbo agli eltif. L’Italia si è riuscita con i pir
Dal 2015, scrive l’associazione, l’industria ha messo in piedi solo 28 eltif, con masse inferiori ai due miliardi di euro. In sostanza, un fallimento per il tentativo di europeo di incentivare gli investimenti a lungo termine nell’economia reale. Non è però ancora ora di suonare il requiem. Efama ritiene che il regime di regolamentazione eltif sia la strada per costruire un pezzo di quella tanto agognata Unione europea dei mercati dei capitali. Inoltre, investire nei fondi a lungo termine può rappresentare un’alternativa alla mancanza di rendimento riscontrabile altrove.
Questi i principali suggerimenti dell’istituzione ai legislatori europei (bisogna sottolineare che l’Italia ha già affrontato per prima, nel 2019 e nel 2020):
- Trasfomare gli eltif in una struttura di durata indeterminata, rimuovendo le attuali limitazioni alla loro durata. «Bisogna introdurre appropriati termini e strumenti di riscatto dei fondi e di gestione della liquidità».
- Allargare la base degli asset ammessi. Ossia, oltre ai fondi elfit, si dovrebbero includere nell’universo investibile retail anche EuVecas, Eusefs e le startup non quotate.
- Abbassare la soglia degli attuali 10 milioni di euro per investimenti in asset reali.
- Rimuovere i limiti quantitativi (per esempio, i 500.000 euro, pari al 10% del portafoglio investibile e a un minimo di 10.000 euro) e consentire investimenti anche con ticket da 1000 euro.
- Garantire la neutralità fiscale dello strumento.
Federico Cupelli, consulente senior per la politica regolamentativa di Efama, commenta che sono necessari profondi cambiamenti nell’industria degli Eltif, per venire incontro all’esigenza del mercato unico dei capitali. Vale a dire «una maggiore partecipazione nei mercati meno liquidi, legati all’economia reale, permettendo sia alle istituzioni che agli individui di investire una parte della loro ricchezza sul lungo termine, diversificando la loro esposizione». A questo proposito, il funzionario sollecita una revisione del Regolamento sull’ammissibilità degli asset, sui tagli di investimento minimi e sugli incentivi fiscali. Tutti requisiti che i nostri pir incontrano.