Al mese di settembre 2020 i governi europei hanno dispiegato oltre 2.400 miliardi di euro di stimoli fiscali, pari al 14% del pil complessivo. Di questi, oltre 700 miliardi sono stati effettivamente utilizzati (pari al 4% del pil)
I paesi più duramente colpiti dalla pandemia tendono a riportare programmi più ampi, mentre i paesi con una quota maggiore di occupazione nei settori vulnerabili dipendono maggiormente dalle sovvenzioni dirette
Ritirare “troppo presto” gli stimoli potrebbe esacerbare gli effetti della crisi economica e mettere a rischio la stabilità finanziaria. Ma sostegni mantenuti “troppo a lungo” nel tempo peserebbero ancora di più sui conti pubblici
Un pacchetto senza precedenti e che, secondo gli esperti, rifletterebbe in ogni paese le diverse esposizioni alla crisi. “I paesi più duramente colpiti dalla pandemia tendono a riportare programmi più ampi e un maggior grado di accettazione, mentre i paesi con una quota maggiore di occupazione nei settori vulnerabili dipendono maggiormente dalle sovvenzioni dirette”, spiegano, sottolineando come l’adozione delle moratorie sia invece positivamente correlata ai livelli di debito pre-crisi delle società non finanziarie e delle famiglie.
“Durante la prima fase della pandemia è stata scongiurata la crisi di liquidità e il sistema finanziario ha continuato a funzionare”, aggiungono. Fino a un terzo dei nuovi prestiti bancari, infatti, è stato soggetto alle misure fiscali legate alla crisi e all’azione tempestiva intrapresa dai governi, e ad oggi l’impennata di sofferenze e di crediti “forborne” (in bonis o deteriorati, ndr) risulta essere inferiore rispetto alle attese, vista l’entità dello shock. Ma se fino ad ora le ricadute dall’economia reale al sistema finanziario sono state contenute, per gli esperti “più a lungo dura la crisi e più debole è la ripresa economica, maggiore è il rischio che le perdite si estendano anche al sistema finanziario”.
Su cosa dovranno concentrarsi le autorità?
Di conseguenza, secondo l’Esrb, le autorità dovranno oggi concentrarsi su cinque obiettivi chiave:
- indirizzare gli stimoli fiscali ai settori più colpiti;
- monitorare la sostenibilità del debito privato;
- prepararsi a uno scenario di maggiori difficoltà nel settore delle imprese, affrontando i potenziali vincoli amministrativi sulla gestione dei prestiti in sofferenza e delle insolvenze;
- rafforzare la trasparenza dei bilanci delle istituzioni finanziare;
- coordinare le politiche in tutti i paesi e i sistemi politici.
Questo perché, spiegano gli esperti, “l’entità dei problemi futuri” dipende non solo dall’evoluzione della pandemia e dai suoi riflessi sui diversi settori, ma anche dall’adeguatezza delle risposte politiche. Ritirare “troppo presto” gli stimoli, infatti, potrebbe esacerbare gli effetti della crisi economica e mettere a rischio la stabilità finanziaria. Ma sostegni mantenuti “troppo a lungo” nel tempo peserebbero ancora di più sui conti pubblici e ritarderebbero “i cambiamenti strutturali”. Di conseguenza, concludono, “la gestione efficace di questo compromesso richiede l’accesso a informazioni tempestive e affidabili sullo stato dell’economia e sugli effetti delle misure governative”.