Nella fase post-pensionamento l’investitore va incontro a tre rischi principali: inflazione, sequenziamento e longevità
Vita quotidiana, contingenze, tenore di vita ed eredità sono, a detta di Capital Group, le 4 categorie di spesa a cui corrispondo scelte di portafoglio ben distinte
Il peso delle diverse asset class all’interno del portafoglio dipende anche da aspettative, disponibilità patrimoniali e obiettivi di ciascun pensionato
Come investire una volta andati in pensione è un tema ancora poco dibattuto. In generale, gli investitori tendono infatti a focalizzarsi sulla fase che precede il pensionamento. Ma adottare il giusto approccio e una strategia di investimento adeguata alla fase post pensionamento è fondamentale, soprattutto alla luce dell’allungamento dell’aspettativa di vita. Ne abbiamo parlato con Matteo Astolfi, managing director di Capital Group Italia, in occasione del primo forum in Italia sull’impatto della longevity nel modo del wealth management, organizzato da We Wealth in collaborazione con A.L.I. (Active Longevity Institute).
I rischi nell’età di pensionamento
Prima di tutto, è importante individuare i principali rischi associati al periodo post-pensionamento. A detta di Astolfi, oltre ai rischi di mercato che caratterizzano l’attuale fase storica, il rischio principale per l’investitore nella fase di accumulo è che la crescita del capitale non sia sufficiente per affrontare il pensionamento. Spostandoci sulla fase di decumulo (post-pensionamento), l’investitore va incontro a tre rischi principali. Il primo è legato all’inflazione. “Anche se oggi l’inflazione è sostanzialmente scomparsa non dobbiamo dimenticarcene perché potrebbe ricomparire” precisa Astolfi. Il secondo rischio è quello di sequenziamento, che ha a che fare con il fondo pensionistico. Attingendo al proprio capitale in momenti di alta volatilità e, in particolare, in fasi di ribasso dei mercati, si corre il pericolo di estinguerlo prima del previsto. Infine, il terzo rischio, collegato a quest’ultimo, è quello di longevità, ovvero il pericolo di sopravvivere ai propri risparmi. “È importante impostare dei portafogli che tengano presente tutte queste variabili” ribadisce Astolfi.
Le quattro categorie di spesa
Nell’ottica di costruire un portafoglio adatto ai pensionati, Capital Group propone un modello a 4 variabili (figura 1), partendo dalle esigenze e i desideri degli investitori. Ad ogni dimensione, ovvero vita quotidiana, contingenze, tenore di vita ed eredità, corrispondono scelte di portafoglio ben distinte.
Quattro categorie post-pensionamento
Fonte: Capital Group
“Per le esigenze di vita quotidiana è indicato un portafoglio tendenzialmente obbligazionario anche se i tassi di interesse oggi sono mediamente bassi. C’è bisogno di certezza, di conservazione del capitale” evidenzia Astolfi precisando che un discorso simile può essere applicato alle emergenze /contingenze. “Se ho bisogno un fondo immediato per un’operazione chirurgica o qualcosa legato alla salute, deve essere estremamente liquido e pronto, non posso mettere a rischio questo capitale”. Per quanto riguarda invece l’eredità e il tenore di vita “possiamo pensare di impostare dei portafogli molto più orientati all’equity, più disposti a investire anche in valute diverse dall’euro, più decorrelati tra di loro, con la possibilità di avere oscillazioni più ampie ma anche rendimenti più interessanti”.
Ragionare per obiettivi di investimento
A seconda dell’individuo, le esigenze e i desideri durante la pensione possono divergere in modo significativo. Per questo, Capital Group ha identificato tre gruppi di investitori, a seconda delle loro aspettative, disponibilità patrimoniali e dei loro obiettivi. Il primo è il gruppo
family and friends, di cui fanno parte coloro che si accontentano di trascorrere la propria pensione con famiglia e amici, mantenendo un tenore di vita relativamente modesto. Il secondo gruppo è quello dei cosiddetti
future building, i costruttori di futuro, che, disponendo di sufficiente liquidità per le spese quotidiane e le emergenze, si focalizzano sul lasciare un’eredità, fare opere beneficienza o della filantropia. Infine c’è il gruppo dei
golden years, i fruitori degli “anni d’oro”, che durante la pensione sono più focalizzati sulle spese quotidiane ed il tenore di vita.
“Ogni investitore può far riferimento nella sua testa ai suoi obiettivi primari e secondari” evidenzia Astolfi, ribadendo che, se l’obiettivo primario è quello di certezza del capitale e di non mettere a rischio alcuni importi, l’investitore “dovrà rivolgersi di più all’obbligazionario e ad investimenti liquidi e sicuri” e “se ci sono tra gli obiettivi secondari quello dei viaggi o dell’eredità, solo in via accessoria si potrà accedere all’azionario”. Al contrario, chi ha già messo da parte delle somme, o perché ha una pensione di stato o perché ha degli altri ricavi “può guardare più al lungo termine” impostando portafogli più volatili e rischiosi, ma non per questo meno soddisfacenti.
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