Nel mentre il prezzo delle criptovalute scende, la fiducia degli hedge fund sale. Entro cinque anni gli asset dei fondi speculativi saranno per il 7,2% digitali
Secondo un sondaggio di Intertrust tra cinque anni gli hedge fund deterranno il 7,2% dei loro asset in criptovalute
Per Preqin si tratta a livello complessivo di circa 312 miliardi di dollari di attività crittografiche
C’è chi dice “il bitcoin è il futuro” e chi “il bitcoin non ha futuro”. Mai come in questi mesi si sono rincorse opinioni contrastanti circa la bontà dell’universo crittografico. E l’intensificarsi delle seconde – dalla questione ambientale all’aumento dei requisiti di capitale richiesti – sta rischiando di riportare le valute digitali (andate alle stelle nell’ultimo anno), alle stalle: il prezzo del bitcoin è di circa 20 mila euro più basso di quello di due mesi fa. Eppure c’è chi, nonostante il crollo, sta rinnovando la sua scommessa.
E chi se non gli hedge fund, coloro che delle scommesse ne fanno un mestiere? È quanto emerge da un sondaggio condotto da Intertrust su cento hedge fund. I rispettivi gestori vogliono aumentare significativamente la loro esposizione. E non si tratta di una mossa tattica di breve periodo. Tra cinque anni infatti i fondi si aspettano in media di detenere il 7,2% delle loro attività in criptovalute. Quasi uno su cinque degli intervistati addirittura più del 10%. L’interesse è molto vivo in Nord America. I fondi statunitensi si aspettano di avere un’esposizione del 10,6 per cento in media, mentre quelli nel Regno Unito e in Europa si aspettano il 6,8 per cento in media. Stando ai dati di Preqin queste percentuali si tradurebbero a livello complessivo in circa 312 miliardi di dollari di attività crittografiche.
I fondi speculativi dai nomi altisonanti interessati alle criptovalute sono molti. Renaissance Technologies l’anno scorso ha detto che il suo fondo di punta
Medallion potrebbe investire in futures di bitcoin: cosa che sta già facendo
Man Group attraverso la sua divisione AHL. Il gestore di fondi hedge Paul Tudor Jones ha comprato bitcoin, criptovaluta che è anche stata la più grande contributrice ai guadagni della società di fondi statunitense
SkyBridge Capital nell’ultimo anno. Gli hedge fund “sono ben consapevoli non solo dei rischi ma anche del potenziale a lungo termine” delle crypto, ha commentato David Miller, direttore esecutivo di Quilter Cheviot Investment Management al Financial Times. C’è tuttavia chi, anche nel mondo dei fondi speculativi, non è così tanto convinto del potenziale crittografico.
Elliott Management di Paul Singer ha scritto agli investitori all’inizio di quest’anno che le criptovalute potrebbero diventare “
la più grande truffa finanziaria della storia“.
Se lo scetticismo verso il bitcoin e le sue sorelle è un’eccezione tra gli hedge fund, è invece molto diffuso tra i gestori patrimoniali tradizionali, molti dei quali rimangono preoccupati per l’enorme volatilità delle criptovalute e l’incertezza su come saranno regolate. “Per il momento, gli investimenti in criptovalute rimangono limitati ai clienti che hanno un’alta tolleranza al rischio e, anche in quel caso, gli investimenti sono tipicamente una bassa percentuale delle attività investibili” hanno detto Morgan Stanley e Oliver Wyman, la società di consulenza, in un recente rapporto sulla gestione patrimoniale.
Secondo un sondaggio di Intertrust tra cinque anni gli hedge fund deterranno il 7,2% dei loro asset in criptovalutePer Preqin si tratta a livello complessivo di circa 312 miliardi di dollari di attività crittografiche
C’è chi dice “il bitcoin è il futuro” e chi “il bitcoin non ha futuro”. Mai com…
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