Chainalysis, una delle principali società di ricerca dedicate alle criptovalute, ha pubblicato il suo report sull’adozione delle criptovalute nel mondo. Svettano numerosi Paesi in via di sviluppo, mentre l’Italia è 79esima
L’Europa occidentale, tuttavia, è diventato il mercato principale in termini di valore grazie all’affermazione della finanza decentralizzata, che offre agli investitori istituzionali nuove opportunità di rendimento
Secondo il Geography of Cryptocurrency Report appena pubblicato da Chainalysis, una delle maggiori società di ricerca dedicate al settore, l’incremento globale nell’adozione delle criptovalute è cresciuta del 2300% fra la fine del terzo trimestre 2019 e la fine del secondo trimestre di quest’anno. L’incremento, solo nel 2020, è stato dell’881%.
L’indice di riferimento di Chainalysis non si limita a considerare il volume delle transazioni, che darebbe una rappresentazione squilibrata verso i paesi caratterizzati da una forte adozione da parte dei grossi investitori: vengono considerati anche gli scambi sulle piattaforme P2P, rapportandone i volumi con il potere d’acquisto in ciascun Paese e con i livelli di diffusione di Internet. Grazie a questa metodologia è possibile osservare come l’adozione delle criptovalute “dal basso” stia crescendo anche nei Paesi emergenti o in via di sviluppo. Svettano nella classifica globale Vietnam, India e Pakistan, seguiti da Ucraina, Kenya, Nigeria e Venezuela.
Quest’anno la Cina è precipitata dalla dalla quarta alla 13esima posizione, in seguito al “drastico declino dei volumi di scambio sulle piattaforme P2P”. Qualcosa di simile è accaduto anche agli Usa, scesi dalla sesta all’ottava posizione. Negli Stati Uniti, l’elevata posizione in graduatoria è dovuta, in primo luogo, all’elevato valore complessivo raccolto dalle criptovalute e al rapporto fra transazioni al dettaglio e utenti di Internet: “in poche parole, sempre più americani stanno dedicando una quota maggiore del loro potere d’acquisto alle criptovalute, rispetto a quanto avviene in quasi tutti gli altri Paesi”. In questa classifica l’Italia non spicca particolarmente: è 79esima per adozione delle crypto su 154 Paesi analizzati.
“La variazione dei paesi che contribuiscono” alla crescita dell’adozione delle criptovalute mostrano come questo “sia un fenomeno veramente globale”, ha affermato Chainalysis.
Europa: al centro del mondo crypto, grazie agli istituzionali e alla DeFi
“L’Europa occidentale è diventata”, con una quota globale del 25% sul valore ricevuto, “il più grande mercato di mercato delle criptovalute”, ha concluso Chainalysis, “e la sua crescita nell’ultimo anno è stata in gran parte guidata da investitori istituzionali e altri ‘pesci grossi’ che si stanno spostando sulla finanza decentralizzata”.
In Europa Occidentale il comparto crypto ha iniziato a correre dal luglio 2020, grazie all’ingresso di crescenti trasferimenti “istituzionali” di taglio superiore ai 10 milioni di dollari. Se nel luglio 2020 il valore complessivo di queste transazioni di ampia portata era pari a 1,4 miliardi di dollari, un anno dopo si è arrivati a 46,3 miliardi – un valore pari a oltre la metà di tutte le transazioni in criptovaluta registrate in Europa Occidentale nel periodo.
La maggioranza di queste transazioni non ha riguardato il Bitcoin, bensì Ethereum: la moneta più importante per le applicazioni di finanza decentralizzata (DeFi). Si tratta di servizi finanziari privi di intermediari, basati su blockchain, che includono il trading di titoli “tokenizzati” o anche operazioni di credito. La maggioranza dei flussi istituzionali si è diretta proprio sulla DeFi a caccia di rendimenti, grazie allo staking. “Gli investitori possono prestare le loro criptovalute alla DeFi per fornire liquidità a queste piattaforme”, ha riassunto Chainalysis, “questi fondi vengono poi prestati ai mutuatari e l’interesse generato torna poi agli stakers”. Rispetto al trading di criptovalute il sistema dello staking produce ritorni senza il bisogno di vendere le proprie monete e ciò lo rende “una buona fonte di rendimento per coloro che desiderano mantenere le criptovalute in portafoglio”. Circa l’80% degli investimenti istituzionali europei si dirige proprio verso la DeFi, mentre solo una quota minoritaria è relativa alle transazioni su exchange – che si riferiscono allo scambio di monete digitali, compresa la conversione con le monete tradizionali.
I servizi finanziari basati su blockchain, dunque, hanno già ampiamente attirato l’attenzione dei grossi investitori e potrebbero porre le basi di una futura espansione di Ethereum in rapporto alle altre criptovalute (sulla dominanza del Bitcoin in calo avevamo già scritto qui). In Europa e in Italia, infatti, Ethereum registra volumi di transazione di gran lunga più elevati a quelli del Bitcoin, con poche eccezioni.