Inaugurata nel luglio 2021, la sede minorchina della galleria svizzera Hauser & Wirth non smette di riservare sorprese, portando per la prima volta sull’Isla del Rey le opere dell’artista capoverdiano Rashid Johnson. L’esposizione “Sodade” – visitabile dal 19 giugno al 13 novembre – segue la prima mostra ospitata lo scorso anno sull’isola, “Masses and Movements” di Mark Bradford, focalizzata sul tema della crisi globale dell’immigrazione e sulle popolazioni più emarginate del pianeta.
La nuova mostra rispecchia pienamente le premesse alla base del progetto di Hauser & Wirth: quello di creare un centro artistico che combini arte, istruzione e conservazione. La galleria, che conta 18 venues in tutto il mondo e rappresenta più di 90 artisti del calibro di Alexander Calder, Martin Creed, Roni Horn, Louise Bourgeois, e dell’italiano Roberto Cuoghi è stata fondata nel 1992 a Zurigo da Iwan Wirth, Manuela Wirth e Ursula Hauser ed inaugurata lo stesso anno con un’esposizione di Alexander Calder e Joan Mirò. Oggi il programma di Hauser & Wirth è estremamente internazionale e realizza numeri da capogiro. L’attenzione per la tutela dei beni culturali (le sue sedi si trovano principalmente in palazzi storici), le mostre di stampo museale, gli investimenti nell’istruzione artistica e l’attenzione al mercato, hanno portato la galleria ad essere la seconda al mondo in ordine di grandezza, con un indotto annuale stimato intorno al miliardo di dollari.
Il progetto di Hauser & Wirth ad Isla del Rey
Nell’ottica di uno sviluppo sostenibile del territorio, il progetto di Isla del Rey è stato finanziato anche dal Menorca Preservation Fund – che preserva l’isola di Minorca quale Riserva della Biosfera UNESCO – e dalla Fundaciòn Hospital de la Isla del Rey, che si è occupata della conservazione dell’ospedale navale. Poco prima dell’apertura, il sindaco di Mahon – la capitale dell’isola – aveva dichiarato di credere fortemente “nell’impatto positivo” del progetto sull’economia di Minorca e sull’esempio di “modello sostenibile” che lo stesso avrebbe lasciato. L’intenso restauro, guidato dall’architetto argentino Luis Laplace (già collaboratore di lunga data di Hauser & Wirth) e dal paesaggista olandese Piet Oudolf, ha preservato quanto esistente sull’isola recuperando le travi ed elementi in legno originari, i pavimenti in pietra e le tipiche tegole minorchine e creando dei suggestivi giardini con piante adatte al clima locale.
Il risultato è quello di uno spazio di più di 1500 mq, suddiviso in: galleria principale, Foundation Hospital de l’Illa del Rei (ospedale navale), resti della basilica paleocristiana del VI secolo a.C., ristorante-cantina Binifadet e ufficio della galleria. Tutti gli spazi, incluso l’ospedale navale fondato dagli inglesi nel 1711, rispettano i protocolli di sostenibilità ambientale quali la raccolta di acqua piovana, sono dotati di un impianto idrico ecologico per l’irrigazione del suolo e sono efficienti a livello energetico, in linea con il piano di sostenibilità della galleria che prevede di ridurre le emissioni di CO2 del 50% entro il 2030.
“Work No.3667 WATER” (2022) di Martin Creed
“Le Père Ubu” (1974) di Joan Mirò
“Le Père Ubu” (1974) di Joan Mirò
Hauser & Wirth, ha poi arricchito i nuovi spazi con opere permanenti di alcuni degli artisti rappresentati dalla galleria. Tra le sculture e installazioni, che si trovano facilmente seguendo la passeggiata creata appositamente sull’isola (che passa anche per l’antico faro rosso), troviamo subito “Spider” (1994) di Louise Bourgeois – di cui la galleria ha recentemente venduto una versione del 1996 ad Art Basel 2022 per 40 milioni di dollari – e “Le Père Ubu” (1974) di Joan Mirò. Il percorso scultoreo continua con “Work No.3667 WATER” (2022) di Martin Creed, installazione al neon che si affaccia sul mare, “Autostat” (1996) di Franz West, “Janus in Leather Jacket” (1968) di Louise Bourgeois, “Inside Job” (2019) di Camille Henrot e “Elogio del Vacio VI” (2000) di Eduardo Chillida.
Uno dei “Bruise Paintings” di Rashid Johnson