Bolla o non bolla? Secondo Luigi Calegari di Fideuram am, non abbiamo ancora visto quel fenomeno di inefficiente allocazione di capitale tipica dei periodi di eccessiva esuberanza
Via all’Ai act. Previste multe che vanno dai 35 milioni di euro al 7% del fatturato mondiale oppure da 7,5 milioni all’1,5% del fatturato a seconda della gravità della violazione
Calegari: “Evitare aziende il cui posizionamento competitivo potrebbe essere messo in discussione da nuovi modelli di business innovativi è cruciale”
Consiglio e Parlamento europeo – dopo una maratona negoziale lunga tre giorni – hanno raggiunto nella notte tra l’8 e il 9 dicembre un accordo politico sull’Artificial intelligence act. L’Ue diventa così la prima giurisdizione al mondo a dotarsi di un testo normativo sull’intelligenza artificiale, mentre due dei principali poli globali (Stati Uniti e Cina) cercano la loro strada. C’è chi intanto solleva alcuni interrogativi sul rischio di una bolla finanziaria; ma la view dei gestori resta positiva, anche per quei titoli americani che hanno già cavalcato finora l’onda dell’Ai spingendo Wall Street al rialzo.
“L’intelligenza artificiale sta ridefinendo profondamente il panorama tecnologico, con implicazioni di business ancora difficilmente prevedibili”, racconta a We Wealth Luigi Calegari, senior equity portfolio manager di Fideuram am sgr. Le prime opportunità d’investimento, secondo Calegari, emergono attraverso le società che forniscono l’infrastruttura necessaria per la diffusione del nuovo modello tecnologico: aziende produttrici di chip e imprese che forniscono la capacità di calcolo per l’addestramento e l’inferenza dei modelli di intelligenza artificiale in primis. “Per quanto riguarda le società software adottiamo un approccio selettivo data l’elevata valutazione, l’impatto ancora minimo sulla crescita del fatturato, un profilo di crescita ottimistico e un contesto competitivo poco favorevole”, dice Calegari. “Ma anche settori tradizionali beneficiano dell’AI per aumentare la produttività, ottimizzare i costi e accelerare il lancio di prodotti o servizi, come finanziario, healthcare, manifatturiero e dei consumi”, aggiunge il portfolio manager.
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Analizzando le possibili implicazioni per i portafogli della nuova stretta normativa, Calegari sottolinea come sia innanzitutto cruciale bilanciare la regolamentazione per evitare rallentamenti nell’innovazione, specialmente per aziende europee che devono competere con un mercato americano orientato a minori restrizioni. Ma non mancano pericoli anche per le aziende a stelle e strisce, che rischiano di venir escluse da mercati più regolamentati come quello europeo, appunto. “Inoltre, una maggiore regolamentazione comporta costi aggiuntivi e impatti sulla profittabilità aziendale. Senza dimenticare i rischi di furto dei brevetti e le restrizioni all’esportazione nel mercato cinese”, osserva Calegari. “Le prospettive di crescita per alcune aziende sono promettenti e si stanno già formando delle posizioni dominanti, visto che sono poche le società che hanno la forza finanziaria per effettuare i continui investimenti necessari per lo sviluppo della tecnologia. Poche aziende raccoglieranno la maggior parte dei profitti, emergendo anche nuove realtà innovative”, dice l’esperto.
Quanto al rischio bolla, per Calegari siamo ancora in una fase iniziale con valutazioni lontane da livelli eccessivi. La bolla precedente, spiega, si è sviluppata in circa cinque anni. “Non abbiamo ancora visto quel fenomeno di inefficiente allocazione di capitale tipica dei periodi di eccessiva esuberanza in cui vengono finanziate società con discutibili modelli di business e nessuna redditività”, dice il gestore. Si è partiti anche da valutazioni iniziali molto più ragionevoli, aggiunge, a seguito del ciclo di aumento dei tassi reali che ha fatto sì che nel 2022 il settore tecnologico abbia corretto molti degli eccessi accumulati nel decennio precedente. “L’eccessivo entusiasmo e l’aumento delle valutazioni è un aspetto da monitorare continuamente e non si esclude che nei prossimi anni non si possa raggiungere un livello eccessivo delle valutazioni a fronte delle prospettive di crescita del settore”, avverte tuttavia. “La rapidità di questo processo richiede un approccio focalizzato nell’individuare modelli di business vincenti, cercando di cogliere in anticipo i segnali e posizionando il portafoglio su società innovative senza scontare scenari eccessivamente ottimistici. Evitare aziende il cui posizionamento competitivo potrebbe essere messo in discussione da nuovi modelli di business innovativi è altrettanto cruciale”, conclude Calegari.
Secondo Riccardo Quagliotti, portfolio manager di Kairos partners sgr, se il 2023 è servito per far apprezzare ai mercati finanziari il tema dell’intelligenza artificiale nella sua costruzione fatta di modelli complessi e di semiconduttori ultraperformanti necessari al suo funzionamento, il 2024 parte invece con una promessa altrettanto ambiziosa: avvicinare l’AI non solo al mondo corporate, incuriosito dalle sue potenziali applicazioni, ma anche e soprattutto ai consumatori, dice Quagliotti. Anche per Indosuez wealth management, sul fronte del mercato azionario in generale l’andamento dovrebbe rimanere positivo nel 2024 e l’intelligenza artificiale guidata dai “Magnifici 7” – Apple, Microsoft, Alphabet, Amazon, Nvidia, Meta e Tesla – continuerà a dominare la tendenza. “Dal punto di vista geografico, il dominio degli Usa dovrebbe consolidarsi”, ha dichiarato la società in una nota in occasione della presentazione del suo Global outlook 2024, proprio perché i principali attori dell’AI e, più in generale, le aziende in crescita si trovano dall’altra parte dell’Oceano.
Articolo tratto dal n° di gennaio di We Wealth.
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