Detenere una liquidità maggiore di quella necessaria, in realtà, è un costo, quello derivante dalla possibilità di lasciarsi sfuggire potenziali rendimenti non investendo il contante in strumenti finanziari
La liquidità da un lato espone ai minori rischi di breve periodo, dall’altro offre rendimenti di lungo termine deludenti e spesso negativi in termini reali
“Cash is king” per gli italiani. A confermarlo l’ultimo rapporto di Intesa Sanpaolo e del Centro Studi Einaudi, secondo cui nel 2023 la quota di ricchezza posseduta in forma liquida nel nostro Paese ha toccato il 48% del totale, in aumento dal 44% dell’anno precedente. «È un paradosso», spiegano gli autori del rapporto, «che la liquidità sia vista da molti come un bene difensivo alla pari, ad esempio, dell’oro».
Eppure è così. Il cash, anche se pesantemente eroso dall’inflazione degli ultimi anni, è considerato un asset per giocare in difesa da oltre un terzo degli italiani. «L’accentuata preferenza per la liquidità non è un comportamento coerente, in presenza di inflazione», conclude lo studio. «La scelta razionale sarebbe affrontare il rischio di investimento e una migliore alfabetizzazione finanziaria formale potrebbe accelerare l’apprendimento delle strategie più idonee».
Perché la liquidità diventa un costo
Detenere una liquidità maggiore di quella necessaria, in realtà, è un costo, quello derivante dalla possibilità di lasciarsi sfuggire potenziali rendimenti non investendo il contante in strumenti finanziari. Per quanto la liquidità dia sicurezza e appaia affidabile, infatti, bisogna ricordare che l’inflazione erode il potere d’acquisto con il passare del tempo. Quindi, più a lungo si detiene cash, meno varrà in futuro.
Gli effetti dell’inflazione possono essere duplici: il primo è rappresentato dall’erosione del potere d’acquisto del patrimonio nel corso del tempo, il secondo riguarda l’aumento dei prezzi. Esemplificando, 1.000 euro di dieci anni fa ora valgono 875 euro in termini di potere d’acquisto. Ma gli stessi 1.000 euro sarebbero diventati 2.241 euro se investiti per 10 anni nei mercati azionari globali e 1.156 euro se collocati sui mercati obbligazionari globali.
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Quanta liquidità è corretto detenere
Per questo dobbiamo imparare a considerare che anche la liquidità è un asset finanziario sia che venga detenuto sotto forma di obbligazioni a brevissima scadenza sia come liquidità sul conto corrente. E’ quindi bene capirne pregi e difetti e l’utilità all’interno di un portafoglio d’investimenti.
Perché tra le asset class, la liquidità è quella che espone ai minori rischi di breve periodo, offrendo però rendimenti di lungo termine deludenti e spesso negativi in termini reali.
Un errore comune tra i risparmiatori è quello di avere un’eccessiva liquidità, soprattutto parcheggiata in conto corrente senza alcuna remunerazione.
Oltreché per far fronte alle spese correnti e per spese programmate e imminenti, la liquidità ha due utilizzi: costituire un fondo per le emergenze e ribilanciare il portafoglio.
Per vivere serenamente è importante avere con una riserva di liquidità pari a 3-12 mesi di spese correnti per poter far fronte a eventuali emergenze senza dover attingere agli investimenti.
Il momento giusto di investire
Altrettanto importante è avere una riserva di liquidità per ridurre la volatilità complessiva e avere risorse da cui attingere per ribilanciare il portafoglio. Soprattutto in questo momento dove supponendo che la maggior parte delle banche centrali abbia concluso – o stia per concludere – il suo ciclo di rialzi dei tassi, per gli investitori si presenta un’eccellente opportunità di tornare ad allocare i capitali disponibili.
L’uscita dai mercati azionari e obbligazionari verso la liquidità osservato negli ultimi anni è stato più che comprensibile, ma chi continua a non investire potrebbe perdere l’occasione di posizionare il proprio portafoglio di lungo termine. Storicamente, infatti, il periodo che intercorre tra la fine di un ciclo di rialzo dei tassi e il primo taglio dei saggi ha rappresentato un’opportunità per gli investitori di reinvestire la liquidità in azioni e obbligazioni.
Come investire la liquidità a basso rischio
E per chi vuole investire la liquidità in eccesso minimizzando i rischi? Dopo anni di tassi zero, i conti deposito sono una tentazione forte per un investitore con un basso profilo di rischio ma che vuole far rendere la propria liquidità. La scelta di questo investimento per il 2024 ha un unico obiettivo: battere l’inflazione che a novembre 2023 è stata pari al 2,4%, mentre le attese sono per un’ulteriore discesa nel primo semestre 2024.
In questo contesto di mercato, con i tassi d’interesse ancora elevati, anche i fondi monetari che investono in strumenti a brevissimo termine sono un rifugio sicuro, perché meno sensibili alle politiche restrittive delle banche centrali. Si tratta di prodotti considerati solo un parcheggio della liquidità di breve termine, ma anche in questo caso il rischio è basso e l’obiettivo è solo battere l’inflazione. In media nel 2023 i fondi monetari hanno reso il 3,50% secondo Morningstar, cioè leggermente al di sopra dell’inflazione. Tre i vantaggi: sono i prodotti del risparmio gestito che hanno il più basso di rischio/rendimento, sono un parcheggio della liquidità simile a un conto corrente ma rendono qualcosa e sono facilmente liquidabili, in caso si presentino migliori possibilità di guadagno.