La direttiva UE 2022/542 che prevede la riforma del regime Iva a livello europeo è stata adottata dagli Stati membri nell’aprile del 2022 e dovrà entrare in vigore a partire dal primo gennaio 2025 dopo il recepimento con la normativa nazionale. Ciascun paese dovrà recepire le modifiche contenute nella direttiva ma avrà possibilità di manovra sui beni da assoggettare a aliquote ridotte con limitazione, comunque, dei regimi Iva speciali. Tra i beni che saranno interessanti dalla riforma ci sono anche le opere d’arte che attualmente beneficiano di aliquote ridotte e regimi su opzione nelle principali piazze del mercato in Europa. Le differenze sui punti percentuali dell’imposta sul valore aggiunto attualmente applicate soprattutto sulle importazioni hanno consentito, fino a oggi, di attuare delle politiche di vantaggio a favore di alcuni paesi e la crescita dei rispettivi mercati internazionali.
Opere d’arte in Francia, il trattamento Iva
In Francia, primo Paese dell’aerea europea del mercato dell’arte e quarto a livello globale, il dibattito sulla riforma delle aliquote Iva sui beni artistici derivante dall’adozione della direttiva UE 2022/542, che si è acceso dopo l’allarme dato dall’associazione dei galleristi locale (Comité Professionnel des galeries d’art), continua a destare preoccupazione tra gli addetti ai lavori tanto che lo scorso 5 marzo è stata presentata in Senato una interrogazione parlamentare al Ministro della cultura francese. Nell’interrogazione n. 05664 pubblicata il 9 marzo 2023 si è posto l’accento sulla circostanza che il recepimento della direttiva potrebbe mettere in discussione l’attuale riduzione dell’IVA applicata alle opere cedute dagli artisti viventi, il che comporterebbe modifiche significative al regime applicabile con conseguenze ritenute “drammatiche” sulla competitività del mercato dell’arte francese.
In tale scenario a beneficiarne sarebbero i principali concorrenti della Francia e cioè gli Stati Uniti, il Regno Unito, Hong Kong e la Svizzera.
L’aliquota Iva applicata attualmente in Francia sulle importazioni e sulle cessioni di opere da parte degli artisti è del 5,5%, tra le più basse in Europa per questa categoria di beni. Per le cessioni successive alla prima nel territorio francese viene applicata l’aliquota ordinaria del 20% ma su una base imponibile ridotta derivante dall’applicazione del regime del margine che prevede, in estrema sintesi, l’applicazione dell’imposta sulla differenza tra il prezzo di vendita e quello di acquisto e dunque solo sul margine conseguito dal rivenditore. La direttiva 2022/542 mira ora a eliminare, tra le altre cose, il regime del margine e del margine forfettario che trova applicazione in Francia per il calcolo dell’importo dell’IVA dovuta dal contribuente oltre a riformare il sistema delle aliquote ridotte per un numero di beni.
Nella risposta all’interrogazione fornita dal Ministro e pubblicata il successivo 5 maggio scorso viene evidenziato come le conseguenze della direttiva sul mercato dell’arte in Francia dipenderanno dalla soluzione adottata per recepirla. Senza attendere tale scadenza, il Ministero della Cultura e il Ministero dell’Economia, delle Finanze e della Sovranità Industriale e Digitale hanno riunito tutti i professionisti interessati e hanno istituito un gruppo di lavoro con lo scopo di valutare le soluzioni percorribili per il recepimento della direttiva. I due scenari che sembrano al momento i più accreditati sono l’estensione dell’aliquota ridotta (del 5,5%, ndr) a tutte le transazioni aventi ad oggetto gli oggetti d’arte e dunque all’importazione e alle rivendite successive (senza però applicazione del regime del margine). Questo scenario è visto favorevolmente dal settore dei beni artistici. Il secondo scenario, attualmente contrastato dagli addetti ai lavori, prevede invece il mantenimento dell’attuale aliquota IVA del 20% sulla rivendita (con il sistema del margine), ma l’eliminazione dell’aliquota del 5,5% sulle importazioni che salirebbe quindi al 20%. Entro l’approvazione della legge di bilancio per il 2024 sarà presentato il testo di legge che terrà conto del dibattito in corso.
Iva sulle opere d’arte in Italia
In Italia, che nel panorama internazionale del mercato dell’arte ha un ruolo marginale (inferiore all’1% del totale nel 2022) e dove attualmente l’importazione di opere d’arte sconta un’aliquota ridotta al 10% pari a quella applicata sulle cessioni effettuate degli artisti e sconta l’aliquota ordinaria del 22% sulle altre cessioni con opzione per il regime del margine, le modifiche al regime Iva per l’arte sono tra i principi della legge delega sulla riforma fiscale laddove, relativamente all’Iva sui beni d’arte, il testo prevede una riduzione dell’Iva sulle importazioni (si parla di una aliquota intorno al 5%/5,5%) e l’estensione della minore aliquota Iva anche alle vendite che attualmente scontano l’aliquota ordinaria del 22%. Il disegno di legge delega sarà approvato a breve e l’iter legislativo non dovrebbe modificare questo impianto che sarà poi attuato con appositi decreti attuativi. Inoltre, il senatore Roberto Marti lo scorso 6 luglio ha presentato in Senato una proposta di disegno di legge che, con specifico riferimento alla normativa Iva, va a prevedere, nelle more del recepimento della direttiva UE e quindi con efficacia già dal 2024, l’esenzione dell’Iva per le opere d’arte di valore fino a 20 mila euro importate o cedute dai loro autori e dai loro eredi o legatari e la riduzione dell’aliquota dal 22% al 10% per le cessioni relative a opere d’arte di valore fino a 20.000 mila euro effettuate da soggetti diversi dagli autori e dai suoi eredi o legatari con mantenimento dell’aliquota ordinaria del 22% a tutte le altre cessioni.