“Ci sono due gatti, e un rinoceronte, due piccole colombe e un falco reale, il toro, l’orso e l’elefante: non manca più nessuno solo non si vedono i due unicorni”. Si dice che i figli dei banchieri di Wall Street, prima di andare a scuola siano soliti cantare, una canzone che suona più o meno così. Filastrocche (e scherzi) a parte, sono molti gli animali che abitano i mercati finanziari. Ecco il loro significato borsistico.
Tori e orsi: il toro a Wall Street, sta come il leone nella savana. È il re della foresta, colui che ispira fiducia. Con questo animale si indicano mercati in crescita, questo perché la sua incornata va dal basso verso l’alto, quindi con un movimento rialzista. L’altra faccia della medaglia del toro è l’orso, colui che, da un momento all’altro, può mettere fine al reame del re. È infatti l’animale che indica mercati in calo: attacca il toro con i suoi artigli dall’alto verso il basso, un movimento ribassista.
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Falchi e colombe: spostandosi a sud in direzione Washington ci si imbatte nella Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti. Qui la dicotomia che regge le fondamenta della politica monetaria è quella tra falchi e colombe. I falchi sono creature diffidenti e guardinghe che al minimo segnale di aumento dell’inflazione, sono pronti ad aggredire l’economia, aumentando i tassi di interesse. Le colombe, di contro, sono esseri più miti e sempre disposti a tendere una mano a mercati ed economia. Con i primi si indicano dunque i banchieri che auspicano una stretta monetaria, con i secondi i banchieri che invece sono promotori di politiche accomodanti ed espansive.
Il cigno nero: nessuno altro animale come il cigno nero mette così paura alla comunità finanziaria. è il simbolo di ciò che non si può prevedere e che ha effetti rilevanti sui mercati. In genere effetti non propriamente positivi. In ordine cronologico il covid, è solo l’ultimo di una serie di questi eventi rari (i cigni di norma sono bianchi) che hanno mandato a picco i listini di tutto il mondo. Il termine fu coniato da Nassim Nicholas Taleb.
Il rinoceronte grigio: se imbattersi in un cigno nero è qualcosa di non prevedibile, incontrare un rinoceronte grigio invece è perlomeno intuibile. Ingombrante e pesante è infatti difficile non sentirlo o non vederlo arrivare. Con questo animale si identifica dunque un evento dirompente e negativo al pari del cigno nero, ma che può essere previsto. La crisi finanziaria del 2008 è un esempio di rinoceronte grigio.
Elefanti e squali: altrettanto ingombrante e poco aggraziato è l’elefante, animale con cui si identificano gli investitori istituzionali. Una loro operazione sul mercato non passa inosservata. Mobilitando miliardi di dollari sono in grado di cambiare la direzione di prezzo degli asset in cui sono interessati. Un’altra specie temuta dai piccoli investitori sono gli squali, predatori che aggrediscano senza remora ogni tipo di società e opportunità pur di fare profitto.
Unicorni e gatti: i primi sono esseri leggendari, degni di ogni rispetto, nel mondo del venture capital. Si identificano infatti le start-up che “ce l’hanno fatta” e sono arrivate a valere oltre un miliardo di euro. Con il termine “rimbalzo del gatto morto” si identifica invece un rimbalzo di breve periodo delle borse a seguito di un grande ribasso.