Aste online, il mercato regge anche nel lockdown: il collezionista è tenace
E se fino a tre mesi fa alle aste online si relegavano per lo più i lotti seriali (per esempio le maioliche e le terrecotte di Picasso, i vini, i gioielli…), nel periodo della quarantena hanno debuttato sul web anche tipologie di vendite prima rigorosamente destinate ai lignei martelletti. Sotheby’s in particolare si è fatta trovare prontissima al cambiamento di rotta. E i collezionisti la hanno premiata con risultati brillanti.
È del 15 maggio infatti la notizia del raggiungimento dei 100 milioni di dollari con le vendite online per il solo 2020, risultato quasi quadruplicato (+370%) rispetto all’analogo periodo del 2019. Poco meno di un terzo (29%) dei compratori inoltre è nuovo al mondo delle aste, almeno quelle di Sotheby’s. E non è finita. La prima vendita online diurna in assoluto di arte contemporanea ha raggiunto la cifra di 13,7 milioni di dollari. Numero ragguardevole, per questo tipo di vendita (diurna e online).
Il vantaggio delle case d’asta durante il lockdown
Certo, le case d’asta nella crisi attuale sono avvantaggiate rispetto alle gallerie. Le prime infatti trattano solo opere del mercato secondario dell’arte, quelle già note e apprezzate dal grande pubblico. Non rischiano su artisti emergenti. L’unico salto che le case d’asta hanno dovuto fare è stato quello dalle pagine patinate di un catalogo alle pareti virtuali di una camera di visita, una viewing room, allestita magari con FaceTime. “Il passaggio alla fruizione dell’opera con modalità digitale è stato semplicemente accelerato dall’impossibilità fisica di spostarsi”.
Anche i collezionisti si sono adeguati velocemente a visionare le opere dallo schermo del computer, “facendo però sempre affidamento sui vari specialisti o advisor: essersi spostati massicciamente verso il digitale non vuol dire aver rinunciato alla professionalità e al contatto umano, anzi. La tecnologia non potrà mai sopperire al rapporto di fiducia fra le persone”. Un tratto nuovo delle aste online al tempo del lockdown è che “il cliente non demorde. Se prima magari lanciava una sola offerta e poi abbandonava la battaglia per l’aggiudicazione, adesso non abbandona”.
Anche le vendite private stanno sperimentando una piccola rivoluzione
Poco noto al grande pubblico, quello delle vendite private è in realtà un fervido canale per chi non ha voglia di attendere le aste pubbliche, ha richieste ben precise e non vuole esporsi ai riflettori mediatici. “Fino a febbraio le private sales avevano sempre avuto un carattere di grande segretezza. Ora però, quando il collezionista entra nella viewing room del lotto che gli interessa, può vedere in condivisione tutti i prezzi richiesti. Si tratta di un aspetto molto interessante anche per le gallerie”.
Questi mesi di “interregno” sono serviti a operatori, collezionisti e gallerie per “sapere che cosa stava succedendo al mercato”. In assenza della pubblicità delle aste infatti, era venuta a mancare anche tutta l’informazione sull’andamento dei prezzi. “Questa nuova tipologia di compravendita ha anche la funzione di certificare dov’è il mercato”.
Cosa accadrà nei prossimi mesi?
Gli operatori prevedono che “nella seconda parte del 2020 e/o nella prima del 2021 dovrebbero arrivare sul mercato opere significative. Il fatto è che tanti collezionisti sono anche imprenditori, i quali potrebbero trovarsi ad avere necessità di liquidità. Tuttavia, si conferma la regola per cui per le opere di grande qualità non c’è assolutamente nessun tipo di crisi economica. Sono talmente poche che ne restano immuni, anche perché, come detto, il numero degli acquirenti potenziali continua ad essere abbastanza ampio”.
Nel giorno dei numeri da record di Sotheby’s, Christie’s fa sapere di aver organizzato per il 10 luglio 2020 una grande asta – “la prima nel suo genere” – in streaming dai quattro hub globali del mercato secondario dell’arte contemporanea: New York, Londra, Parigi, Hong Kong. Il nome dell’asta? ONE: A global sale of the 20th century. Quel numero “uno” scritto a caratteri maiuscoli lascia supporre una cosa soltanto: che di aste in streaming ce ne saranno ancora tante. E che per molto, moltissimo tempo, dovremo rinunciare agli ammalianti vernissage pre-asta.