Dopo anni di controverse giudiziarie, a inizio gennaio il magnate e collezionista russo Dmitrij Evgen’evi? Rybolovlev ha partecipato alla prima udienza della nuova (e ampiamente anticipata) causa civile da lui proposta contro Sotheby’s. La controversia – gestita nel Southern District di New York dal giudice Jesse Furman – si prospetta come uno dei casi legali più importanti degli ultimi tempi, nonché un ottimo motivo per fare chiarezza su alcune dinamiche poco trasparenti (e regolamentate) del mercato dell’arte internazionale.
Rybolovlev vs Sotheby’s, le motivazioni dietro la causa
Rybolovlev – che tra le altre cose è medico, imprenditore, proprietario (al 66%) della squadra di calcio Monaco, unico fruitore dell’isola greca Skorpios e 421esima persona più ricca del mondo con un patrimonio stimato ad oggi da Forbes di 6.4 miliardi di dollari – ha dichiarato (tramite i propri avvocati) che la causa non è dettata meramente da “una questione economica”, ma anche da aspetti personali. Il tycoon ritiene infatti di essere stato truffato dal suo art advisor, l’intermediario svizzero Yves Bouvier, durante l’acquisto di numerose opere d’arte. Bouvier avrebbe prima comprato personalmente le opere tramite il servizio di private sales di Sotheby’s, per poi rivenderle a Rybolovlev a prezzo maggiorato nel giro di pochi giorni (tutto con il placito benestare della casa d’aste inglese, che avrebbe innalzato le valutazioni dei quadri poi venduti a Dmitrij). Se nel periodo natalizio l’imprenditore ha raggiunto un accordo privato con il gallerista (che quindi non è parte civile del processo) dopo anni di battaglie giudiziarie (con ben nove cause tra Hong Kong, Ginevra, Monaco e New York), lo stesso non si può dire di Sotheby’s.
Dmitrij Evgen’evi? Rybolovlev
Le transazioni “incriminate”
Nonostante Bouvier abbia venduto a Rybolovlev (nel corso di dieci anni) opere dal valore stimato di 2 miliardi di dollari, il processo si concentra soprattutto su quattro transazioni. Quella riguardante l’opera Wasserschlangen II (1904-1907) di Gustav Klimt, acquistata da Bouvier per 112 milioni di dollari e rivenduta all’imprenditore per 183.3 milioni di dollari (poi nuovamente venduta da quest’ultimo per 170 milioni di dollari ad una collezione privata), quella della scultura Tête (1910-1912) di Amedeo Modigliani (comprata dal russo per 83 milioni di dollari), quella inerente Le Domaine d’Arnheim (1962) di René Magritte (ottenuto dall’intermediario svizzero per 27.1 milioni di dollari e comprato tre giorni dopo dal russo per 43.5 milioni) e quella del Salvator Mundi (1505-1515 ca.) di Leonardo da Vinci, acquistato da Bouvier per 83 milioni di dollari e rivenduto a Rybolovlev per 127.5 milioni (il tycoon ha poi venduto il quadro nel 2017 tramite Christie’s New York per la cifra astronomica di 450.3 milioni di dollari).
Yves Bouvier
I dettagli
Interrogato in aula, Samuel Valette (Sotheby’s Senior Vice President and EMEA Head of Private Sales) ha dichiarato di aver portato nel 2013 il Salvator Mundi dall’headquarters di Sotheby’s New York all’appartamento di un cliente “sconosciuto” con vista su Central Park. Lì vi trovò Bouvier insieme a Rybolovlev, proprietario dell’immobile. Il giorno dopo lo svizzero comprò dalla casa d’aste il dipinto, per poi rivenderlo nel giro di 48 ore a Dmitrij a prezzo maggiorato. Nonostante Valette abbia continuato la propria deposizione spiegando di non ritenere che le azioni di Bouvier siano una responsabilità di Sotheby’s, ha anche ammesso che l’intermediario è famoso nel mondo dell’arte per “rivendere velocemente” le opere da lui acquisite. Sarà ora compito della corte del Southern District capire ove la casa d’aste inglese sia responsabile di frode. A seguito della testimonianza di Rybolovlev in tribunale, Sotheby’s (cercando di difendersi dalle accuse) ha emesso un comunicato spiegando che le parole del collezionista hanno reso chiaro che – in quanto “self-made billionaire” con interessi in campi diversi – Rybolovlev non abbia prestato la giusta cura alle proprie transazioni in campo artistico. “L’erronea gestione e mancanza di standard professionali nelle trattative tenute con Yves Bouvier” ha continuato Sotheby’s “sono la causa di questa controversia e non hanno nulla a che fare con Sotheby’s né con le best practices accettate nel mondo dell’arte”.
Gustav Klimt, Wasserschlangen II (Freundinnen), 1904
LE OPPORTUNITÀ PER TE.
Che conseguenze incorre in Italia chi è sospettato di frode legata a opere d’arte?
Quali best practice mettere in atto per tutelarsi al meglio?
Gli advisor selezionati da We Wealth possono aiutarti a trovare le risposte che cerchi.
TROVA IL TUO ADVISOR
Leonardo da Vinci o Boltraffio (attrib), Salvator Mundi, circa 1500