Oltre le monete: le medaglie dei piloti
Quando si pensa a piloti, auto e medaglie nelle corse di inizio ‘900, si immaginano uomini polverosi con caschi di pelle, visi segnati da stretti occhialoni e macchie di olio, incredibilmente sopravvissuti, salire su podi improvvisati, orgogliosi di mostrare luccicanti medaglie in oro argento o bronzo.
Le medaglie, una potente forma di comunicazione
In realtà la medaglia, soprattutto nel periodo a cavallo delle due guerre mondiali, non ha svolto solo la funzione di premio, ma ha avuto un ruolo enormemente più importante. Si può dire che in quell’epoca sia stata, insieme alla stampa e alla radio, la terza più potente forma di comunicazione: civile, politica e militare.
Stabilimenti come i milanesi Stefano Johnson e F.lli Lorioli, il fiorentino Picchiani & Barlacchi, produssero in quegli anni una smisurata quantità di medaglie, commissionate da banche, assicurazioni, industrie, associazioni private e politiche, governi, corpi militari e privati cittadini.
Non solo monete: medaglie per raccontare
Chiunque volesse imprimere nella memoria presente e futura un’idea, un evento o, per usare un termine oggi molto di moda, fare storytelling, faceva coniare una medaglia.
A questo non fece eccezione il nascente automobilismo, che volle spesso ricordare le imprese di impavidi piloti, impegnati nelle prime gare su strade pubbliche con scarse, per non dire nulle, protezioni e con tracciati spesso in pessime condizioni.
Una bellissima raccolta di medaglie, proposta nella nostra prossima asta di novembre, racconta molte di queste vere e proprie imprese eroiche.
La leggenda di Tazio Nuvolari
La corsa automobilistica vide cinque edizioni tra il 1925 e il 1961 ed ebbe la sua consacrazione internazionale con il record imbattuto di Tazio Nuvolari nell’edizione del 1930 al volante di un’Alfa Romeo P2.
Fino all’inizio degli anni ’30 ci fu un vero e proprio predominio della Bugatti che, guidata da piloti come Tazio Nuvolari e Achille Varzi, diede lustro alle case automobilistiche italiane (insieme ad Alfa Romeo e Maserati).
Afrori coloniali
Nella seconda metà degli anni ’30 diventarono pressoché imbattibili le auto tedesche che, con le Auto Union e Mercedes, vinsero la maggior parte delle gare nel nuovo circuito di Mellaha, costruito nei pressi di Tripoli, nell’oasi di Tagiura. Il nuovissimo autodromo fu commissionato dall’Automobile Club di Tripoli, costruito da due ingegneri italiani e inaugurato dal Governatore della Tripolitania Italo Balbo nel 1934. Il tracciato era lungo circa 14 km e le tribune potevano ospitare al coperto fino a ottomila spettatori.
Fiat batte Mercedes
Lo scopo della manifestazione era l’esposizione di oggetti che avessero un innovativo e originale senso artistico ed estetico. Non mancò, tra i bellissimi padiglioni realizzati nell’elegante architettura Liberty, quello delle automobili, che raccolse venti case costruttrici.
In quegli stessi giorni furono organizzate diverse gare automobilistiche tra cui la Sassi–Superga in cui Vincenzo Lancia, su una Fiat 24 HP, conquistò il record della corsa, superando i quattro chilometri e mezzo della salita in sei minuti e battendo la Mercedes.
Sicuramente particolare la gara ricordata dalla medaglia che si svolgeva in “retro-marcia”