Nel quadro di un processo dinamico di monitoraggio i Paesi che si dimostrano collaborativi vengono eliminati dalla lista nera dell’Ue
A fronte dell’ultimo aggiornamento, l’elenco Ue dei paradisi fiscali si riduce da dodici a nove
In questi termini, le giurisdizioni non conformi vengono inserite nella black list; quelle che, invece, diventano conformi, adeguandosi agli standard richiesti dall’Ue, sono rimosse dalla lista dei Paesi non collaborativi in materia fiscale.
La lista Ue è aggiornata e riveduta regolarmente nel quadro di un processo dinamico di monitoraggio delle misure attuate dalle giurisdizioni per onorare gli impegni assunti.
Ebbene, per tenere traccia delle modifiche in entrate e in uscita che vengono apportate alla black list dell’Ue e individuare, di volta in volta, le giurisdizioni cooperative e quelle meno, in maniera ciclica, segnatamente due volte l’anno, vengono apportate delle revisioni o degli aggiornamenti.
In questo senso, dall’ultima revisione (ottobre 2021) è emerso che dalla lista dei paradisi fiscali sono state espunte le giurisdizioni di Anguilla, Dominica e Seychelles.
Questi Stati, notoriamente considerati come giurisdizioni non collaborative ai fini fiscali, sono stati inseriti in un documento “sullo stato di avanzamento” del processo di monitoraggio; documento che include tutti i Paesi che – benché non ancora collaborativi – hanno in corso dei processi di riforma delle legislazioni interne per divenire, nel tempo, conformi agli standard fiscali internazionali di buona governance fiscale.
A fronte dell’ultimo aggiornamento, l’elenco Ue dei paradisi fiscali si riduce da dodici a nove territori: Samoa americane, Fiji, Guam, Palau, Panama, Samoa, Trinidad e Tobago, Isole Vergini americane e Vanuatu.