Il Women’s Forum G20 Italy riunisce il 18 e il 19 ottobre al Politecnico di Milano i vertici di oltre 100 imprese e istituzioni nazionali e internazionali degli Stati membri
Il 35% della popolazione del G20 ritiene che nel proprio paese la parità di genere non sarà mai raggiunta, una percentuale che sale al 50% a livello globale
Secondo Emma Marcegaglia, presidente del B20, “quando parliamo di women empowerment” bisogna adottare “un approccio sistemico”. Coinvolgendo tutte le parti in gioco, dalle società private ai governi. Ma il vero punto di partenza è quello di un cambiamento culturale. “Bisogna partire dalle famiglie, dalle scuole, dalle istituzioni. Quanto alle aziende, l’emancipazione femminile deve essere una mission del ceo, non del responsabile delle risorse umane. Infine, credo che una delle policy più importanti da attuare sia quella di un’eguale condivisione dei compiti familiari tra uomini e donne. Tutto ciò che può aiutare le donne a combinare carriera lavorativa e incombenze familiari, a partire dai congedi parentali, sono un aspetto fondamentale. Ora è il momento di agire”, conclude Marcegaglia.
“Il nostro obiettivo è quello di realizzare una She covery for all, una ripresa inclusiva e sostenibile che metta il ruolo delle donne al centro dell’Agenda del G20”, interviene Corazza. “Per questo presenteremo 10 proposte operative ai grandi del Pianeta riuniti a ottobre a Roma. E sempre per questo stiamo coinvolgendo i vertici delle maggiori imprese nazionali e internazionali affinché diventino i nostri Ceo Champions (i campioni dell’eguaglianza di genere, ndr) impegnandosi a firmare un patto per lo Zero gender gap. Abbiamo la responsabilità di dare risposte e soluzioni concrete, perché il ruolo centrale delle donne nella vita economica e sociale non è solo una questione di genere ma una sfida epocale”.
In questo contesto, ricordano infine gli esperti, si contano circa 224 milioni di donne imprenditrici nel mondo, che rappresentano il 35% delle aziende nell’economia globale. Donne che, tuttavia, si trovano a fronteggiare importanti disparità nell’accesso ai finanziamenti (solo il 2% dei finanziamenti privati o pubblici arriva nelle casse delle aziende al femminile a livello internazionale). Eppure, il 34% delle realtà guidate da donne sono state in grado di diversificare le proprie catene di fornitura, ottenendone un vantaggio in termini di performance. Stando ai dati del Barometro sulla gender equality, l’88% della popolazione nei paesi del G20 è dunque favorevole a politiche innovative che garantiscano una certa parità di accesso ai finanziamenti pubblici e privati e l’80% ritiene che, se le donne avessero le stesse opportunità degli uomini nella loro vita professionale, questo avrebbe delle conseguenze positive sull’intera società. “Dobbiamo offrire alle donne, soprattutto alle giovani, dei modelli da seguire e replicare. Ma, per portarle ai vertici, è necessario far sì che diventi un obiettivo aziendale. E tradurlo in una spinta, a partire dai bonus per la promozione di talenti femminili”, conclude Gian Maria Gros-Pietro, presidente del consiglio di amministrazione di Intesa Sanpaolo.