Le obbligazioni hanno di nuovo yield interessanti
La recessione potrebbe avere un impatto limitato sugli spread creditizi
Dal 1926, le azioni hanno sofferto 120 trimestri di ritorni negativi. Nei due terzi di questi periodi, il reddito fisso ha avuto rendimenti positivi. Il 2022 è stata un’eccezione
Nel 2022 abbiamo imparato che la diversificazione non è sempre un “pasto gratuito” e che i bond possono non essere un’ancora di salvezza. Ma chi ha pensato di liberarsene dal portafoglio, nel 2023 potrebbe pentirsene.
Le obbligazioni, soprattutto quelle governative, sono tornate ad avere rendimenti interessanti, dopo i forti rialzi dei tassi da parte delle banche centrali. In particolare, la Federal Reserve ha agito a una velocità che non si vedeva dall’inizio degli anni Ottanta, portando i saggi di riferimento dallo 0,25% a una forchetta compresa tra 4,25 e 4,50% a dicembre.
Secondo le previsioni degli economisti di Morningstar, i fed-fund si attesteranno in media attorno al 4,33% nel 2023, portando il rendimento dei titoli governativi decennali Usa intorno al 3,5% nel 2023.
Rendimenti dei bond in crescita
I rendimenti dei bond sono saliti nei principali mercati obbligazionari nel 2022. Questa è una buona notizia per gli investitori. L’indice Morningstar global core bond, che misura l’andamento delle obbligazioni globali investment-grade, ha accresciuto lo yield dall’1,05% di inizio 2022 a circa il 3,3% di novembre.
È vero i prezzi delle obbligazioni, che si muovono in direzione opposta ai rendimenti, sono pesantemente scesi nel 2022 a causa del rapido aumento dei tassi di interesse, ma le prospettive per il 2023 appaiono diverse.
“Quando guardi agli ultimi 10 anni, in realtà è stata solo una storia azionaria: è stato un ottimo mercato per assumersi il rischio equity”, afferma Marta Norton, responsabile investimenti per le Americhe di Morningstar Investment Management (MIM). “Ma oggi è più difficile. Il reddito fisso sembra più allettante di quanto non lo sia stato da lungo tempo”.
Secondo Norton, sia i titoli governativi, sia i corporate bond e il debito investment-grade e high yield presentano aree di opportunità. “Non devi prendere troppo rischio per avere un certo ritorno”, dice. “Questo è un cambio di mentalità rispetto al passato”.
Spread in salita?
Gli investitori, tuttavia, non devono ignorare il rischio di una recessione. Se questa si materializzerà, i titoli di alta qualità e breve durata avranno il vantaggio di essere meno rischiosi. Quando l’economia arranca, infatti, gli spread – ossia i differenziali di rendimento tra obbligazioni con stessa scadenza, ma qualità creditizia differente – tendono ad allargarsi.
In ogni caso, lo scenario per il 2023 rimane incerto.
“Se inizierà una recessione, potrebbe esserci un ampliamento più significativo degli spread creditizi”, dice Norton. “Tuttavia, la gravità del quadro di riferimento è oggetto di dibattito”.
Da un lato, “eventuali default non sono necessariamente scontati dal mercato attualmente, perché non ci sono stati fallimenti su larga scala da molto tempo”. Dall’altro, “la pubblicazione dei dati trimestrali mostra che le aziende sembrano fondamentalmente sane, quindi potrebbe non esserci un aumento delle insolvenze significativo”.
Corporate bond, acque agitate nei primi mesi del 2023
I corporate bond potrebbero essere in acque agitate nei primi mesi del 2023, ma poi il mare dovrebbe tornare calmo.
“Gli spread del credito societario potrebbero essere sotto pressione nella prima metà del 2023 poiché i parametri economici indicano stagnazione”, dice Dave Sekera, capo dei market strategist di Morningstar negli Usa. “A nostro avviso, questa situazione sarà di breve durata. Nell’ultimo anno, la maggior parte delle aziende ha esteso le scadenze del debito, quindi il rifinanziamento non sarà un problema significativo. Inoltre, se la recessione sarà breve, la maggior parte delle imprese avrà liquidità sufficiente per superarla”.
I dati storici mostrano che negli ultimi 20 anni, gli spread del credito societario sono stati inferiori a quelli attuali circa il 30% delle volte. “A nostro avviso, i corporate bond sono destinati a ottenere risultati migliori nel 2023 poiché gli spread creditizi incorporano già un rallentamento dell’economia e i tassi di interesse a lungo termine dovrebbero iniziare a diminuire nella seconda metà dell’anno”, spiega Sekera.
Il ruolo dei bond in portafoglio
Insomma, le obbligazioni avranno un ruolo in portafoglio nel 2023. D’altra parte, se non ci fermiamo al 2022 e guardiamo indietro nel tempo, vediamo che in molte occasioni il reddito fisso è stata una fonte di diversificazione.
L’indice Morningstar global core bond è stato in territorio positivo quando i mercati azionari sono scesi all’inizio della pandemia da Coronavirus (primo trimestre 2020), ma anche durante la crisi finanziaria globale del 2007-09 e prima ancora allo scoppio della bolla Internet (2000-02), cui fecero seguito la recessione e gli attacchi alle Torri Gemelle a New York.
Le obbligazioni hanno le carte in regola per tornare a svolgere il loro ruolo di diversificazione, perché sono strutturalmente diverse dalle azioni. Gli obbligazionisti prestano i loro soldi all’emittente e ricevono periodicamente degli interessi, mentre gli azionisti acquistano quote del capitale sociale e quindi partecipano all’attività economica dell’azienda e ne assumono i rischi. Inoltre, in caso di fallimento, i bond si collocano più in alto dell’equity nella struttura del capitale, quindi hanno più probabilità di essere ripagati.
I bond: un’alternativa alle azioni
Dal 1926, le azioni hanno sofferto 120 trimestri di ritorni negativi. Nei due terzi di questi periodi, il reddito fisso ha avuto rendimenti positivi. Inoltre, l’ampiezza delle perdite di quest’ultimo è stata generalmente inferiore.
Un fattore importante nello spiegare i ritorni obbligazionari, ce l’hanno le cedole. Infatti, in un contesto di rialzo dei tassi, se il bond viene tenuto fino a scadenza, l’investitore otterrà la restituzione del capitale più gli interessi e potrà re-investire i proventi in titoli con uno yield superiore.
Il 2022 ha segnato un cambiamento nel panorama degli investimenti. In precedenza, abbiamo avuto un lungo periodo di bassi o negativi tassi di interesse e di magre cedole obbligazionarie, tanto che era diventato popolare l’acronimo Tina (There is no alternative to equity, non c’è alternativa alle azioni, ndr). Ora entriamo nel 2023 con i bond che si candidano a essere un’alternativa e ad avere un loro ruolo in portafoglio.