Gli asset under management (Aum) totali sono scesi a 18,5 miliardi, dai 18,8 miliardi di fine marzo
Equita ha rivisto al ribasso le stime di raccolta netta del 2019 da zero a -700 milioni di euro
Il nuovo governo dovrebbe considerare di ripristinare la vecchia norma sui Pir
Stando ai dati di Assogestioni, nel 2 trimestre del 2019 i fondi Pir hanno registrato deflussi per 348,3 milioni, a fronte di una raccolta positiva di 1.355 milioni realizzata nello stesso periodo del 2018. Considerando però anche i 2 milioni di deflussi del periodo gennaio-marzo 2019, nel primo semestre i riscatti dai fondi Pir si sono attestati quindi a 350 milioni. Di conseguenza, gli asset under management (Aum) totali sono scesi a 18,5 miliardi, dai 18,8 miliardi di fine marzo. Il trend discendente, però, è destinato a proseguire anche nei prossimi mesi, visto che – secondo alcune stime – nei mesi di luglio e agosto ci sono stati ulteriori 200 milioni di nuovi deflussi.
Nuove stime di Equita
“Considerando il trend da inizio anno, abbiamo rivisto al ribasso le nostre stime di raccolta netta del 2019 da zero a -700 milioni di euro”, ha spiegato Luigi de Bellis, co-responsabile dell’Ufficio Studi di Equita, autore del Pir monitor.
Modifiche alla normativa sui Pir
“I primi 8 mesi del 2019 hanno mostrato come le modifiche apportate alla normativa sui Pir hanno significativamente ridimensionato l’attrattività di questo strumento”, ha dichiarato de Bellis, aggiungendo: “Dopo 8 mesi con raccolta negativa, riteniamo che il nuovo governo dovrebbe considerare di ripristinare la vecchia norma, che aveva avuto successo nel convogliare risparmio italiano a imprese italiane”.
Gli effetti della normativa sugli Etf Pir compliant
A causa della modifica della normativa e della conseguente scarsità delle masse gestite, alcuni Etf hanno iniziano ad annunciare la liquidazione. “Su 6 Etf classificati sul sito di Borsa Italiana come Pir compliant, per 3 è stata annunciata la liquidazione (Etf Invesco Italian Pir Multi-Asset Portfolio, Etf Lyxor Italia Bond Pir e Etf Amundi Ftse Italia Pir), mentre altri 2 (Lyxor Italia Equity Pir e iShares Ftse Italia Mid-Small cap) hanno un patrimonio in gestione molto esiguo (attorno ai 10 milioni)”, si legge nel monitor di Equita.
Dai Pir agli Eltif
“La modifica ai Pir apportata con la legge di bilancio 2019 ha cercato di raggiungere diversi obiettivi che non sono realizzabili con un fondo Ucits aperto”, ha puntualizzato il co-responsabile dell’Ufficio Studi della società, che ritiene che l’investimento in strumenti non quotati e illiquidi non possa essere soddisfatto dai fondi Ucits aperti, ma da un fondo chiuso a scadenza, quale ad esempio l’Eltif (European Long Term Investment Fund). “Per questo motivo giudichiamo positivamente l’approvazione del governo degli incentivi sugli Eltif”, ha aggiunto, precisando che questi strumenti possono investire in asset come: equity, quasi-equity e in strumenti di debito emessi da un’Ipa, ossia un’impresa di portafoglio ammissibile, che altro non è se non un’azienda non finanziaria, non quotata o con una capitalizzazione di mercato inferiore a 500 milioni.
Il 27 giugno, infatti, è stato approvato un emendamento al decreto Crescita che ha previsto l’introduzione di un regime di esenzione fiscale del 26% sui redditi di capitale e diversi per i sottoscrittori degli Eltif (per le persone fisiche residenti in Italia). Inoltre, il Decreto Crescita ha previsto per tali investimenti l’esenzione dall’imposta di successione in caso di trasferimento mortis causa.
Altri step futuri
“Gli incentivi partiranno da gennaio 2020, ma per diventare effettivi è necessaria l’autorizzazione della Commissione Europea e poi decreti attuativi. Quello che auspichiamo è che i decreti attuativi siano chiari e senza incertezze interpretativi e applicabili senza interventi normativi successivi”, ha concluso l’esperto di Equita.