La traiettoria dei mercati a gennaio viene spesso considerata come indicativa di quella dell’intero anno: se così dovesse essere, il 2024 non sarebbe partito con i migliori auspici. Dopo l’apertura di Borsa dell’8 gennaio, peraltro positiva, gli indici S&P 500 e Nasdaq Composite segnano un calo, da inizio anno, dello 0,69 e dell’1,61%.
Nel frattempo, i rendimenti dei Buoni del Tesoro Usa decennali sono tornati a salire, aggiungendo 12,87 punti base, oltre il 4%. A essersi assestate sono le attese sull’entità dei tagli dei tassi da parte della Federal Reserve, che si sono ridotte a un range di cinque-sei tagli per tutto il 2024. I dati occupazionali ancora superiori alle attese, che depongono a favore di un’inflazione in riduzione più lenta, e i verbali della riunione Fed di dicembre hanno spinto a riconsiderare la tabella di marcia prevista – che aveva ridato slancio alle azioni e compresso i rendimenti obbligazionari nell’ultima parte del 2023. Nell’Eurozona, invece, l’inflazione di dicembre ha invertito sei mesi consecutivi di riduzione, risultando in aumento del 2,9%.
Secondo il FedWatch Tool, lo strumento che calcola le aspettative degli investitori sulla base delle posizioni sui derivati future, i trader si aspettano che il primo taglio dei tassi Fed da 25 punti base si verficherà già a marzo – con una probabilità pari circa a due terzi.
Nuove indicazioni importanti per i mercati arriveranno questo giovedì, con la pubblicazione del dato sull’inflazione statunitense di dicembre.
Per quanto riguarda la Bce, il team di analisti di Bank of America prevede che il primo taglio sarà deciso a giugno, per poi procedere a ulteriori ribassi con cadenza trimestrale per il resto dell’anno. “Riteniamo ancora che la Bce preferisca fare troppo piuttosto che troppo poco (a differenza della Fed)”, ha affermato BofA, “di conseguenza, la Bce vorrà attendere prove che la crescita salariale abbia superato il suo picco prima di procedere con i tagli”.
Previsioni che si riassestano
La reazione osservata sui mercati in questo avvio del nuovo anno è, pertanto, coerente con l’ipotesi che i tassi che resteranno elevati un po’ più a lungo rispetto alle precedenti previsioni (o che scendono meno del previsto). Le società innovative, più dipendenti dal debito come quelle tecnologiche, hanno perso quota; dall’altro lato, le banche hanno avuto un altro poderoso colpo di coda, in particolare in Italia. Fra le Magnifiche Sette, le azioni tech protagoniste del rally azionario del 2023 a Wall Street, si osservano ribassi sostanziosi: all’apertura dell’8 gennaio Apple e Tesla cedono il 4,7% da inizio anno, Amazon il 2,6%, Microsoft l’1,6%.
A Piazza Affari, invece, festeggiano ancora i titoli bancari: fra i cinque titoli dalle performance più brillanti da inizio anno compaiono, nel listino principale, ben quattro banche “tradizionali”. Il mantenimento di tassi d’interesse più elevati rispetto alle previsioni continuerebbe ad alimentare i profitti derivanti dai margini sui prestiti.
Anche il Btp decennale, i cui rendimenti sembravano ormai avviati a un calo irreversibile in vista dei tagli ai tassi, invertito la rotta: il rendimento è aumentato di 7,8 punti base al 3,828% (ai massimi da metà dicembre).
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Bond, la grande scommessa (che sembra a colpo sicuro)
Le obbligazioni sono la principale scommessa degli investitori professionali a inizio 2024, motivate dall'aspettativa che i tassi non saliranno più e che l'inflazione continuerà a ridursi. In questo contesto, il recente recupero di qualche tacca di rendimento potrebbe costituire una buona opportunità per chi non avesse ancora allargato il proprio portafoglio di obbligazioni.
Infatti, acquistare obbligazioni quando i rendimenti sono relativamente elevati e si apprestano a scendere, permette di materializzare guadagni anche dall'eventuale vendita anticipata dell'obbligazione – il cui prezzo sale quando i rendimenti di mercato diminuiscono. Solo negli ultimi tre mesi il rendimento del Btp decennale si è ridotto di oltre un punto percentuale (101 punti base), contribuendo all'aumento di prezzo dei titoli – con varie emissioni del 2023 che scambiano ora al di sopra del valore di parità (ossia quello del rimborso a scadenza).
Al momento, una grande quantità di risparmio, su entrambe le sponde dell'Oceano, è stata parcheggiata sui fondi monetari – un rifugio perfetto quando i tassi aumentano, ma che non beneficiano della riduzione dei rendimenti obbligazionari, visto che sono strumenti che investono su scadenze molto brevi. Secondo alcuni osservatori, la massa investita in fondi monetari potrebbe gradualmente spostarsi sulle obbligazioni accelerando la compressione dei rendimenti. Secondo i dati dell'Investment Company Institute, citati da Bloomberg, al 3 gennaio i fondi monetari Usa gestivano la cifra record di 5.890 miliardi di dollari. "C'è molta liquidità che inizierà a muoversi fuori dalle quinte quest'anno, man mano che la crescita rallenta e le banche centrali tagliano i tassi", ha dichiarato al Wsj Ashok Bhatia, co-direttore degli investimenti in obbligazioni di Neuberger Berman.
Il calo di avvio anno delle azioni tecnologiche Usa è stato controbilanciato dagli acquisti dell'8 gennaio, che hanno visto il Nasdaq in salita dell'1,2% dopo le prime tre ore circa di seduta.