Nel 2022 il mercato dell’arte ha raggiunto i 67,8 miliardi di dollari. Si tratta del «secondo livello più elevato di sempre», anche se, dopo il fisiologico forte rimbalzo del 2021 (+31%) e dopo il minimo del 2020, «la crescita è stata molto più lenta e disomogenea (+3% su base annua). Mediamente, un collezionista hnw alloca in arte la propria ricchezza per il 20-25%, con picchi del 50% (e minimi del 5%).
Il 61% dei collezionisti scrutinati possiede fra un milione 10 milioni di dollari in patrimonio netto personale disponibile. I collezionisti uhnwi (patrimonio personale liquido di almeno 50 milioni di dollari) rappresentano il 9% del totale (Cina – 26%; Taiwan – 24%; Singapore – 11%)
Le vendite di beni di lusso da collezione (orologi, gioielli, borsette, ecc) sono aumentate del 6%, a 363 miliardi di dollari, nel 2022. Anche l’arte è intesa (economicamente) come un bene di lusso, estremamente sensibile all’aumento del reddito: la spesa in opere d’arte aumenta più che proporzionalmente all’aumentare della ricchezza. Lusso e arte sono accomunati da scarsità, unicità, illiquidità; ma…
L’incasso complessivo delle case d’asta internazionali (tranne una) nel primo semestre segnano un -16% rispetto allo stesso periodo del 2022
Il mercato dell’arte contemporanea (e del lusso) nel primo semestre 2023 secondo Art Basel e Ubs
Nel 2022 il mercato dell’arte ha raggiunto i 67,8 miliardi di dollari: questo dicono i numeri in via di consolidamento per l’anno passato. Lo attesta il report periodico di Art Basel & Ubs scritto dalla economista dell’arte Clare McAndrew, che per l’ultima edizione ha intervistato 2828 collezionisti hnwi (patrimonio personale liquido di almeno un milione di dollari) attivi su 11 mercati (Usa, Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Cina continentale, Hong Kong, Taiwan, Singapore, Giappone, Brasile). Si tratta del «secondo livello più elevato di sempre», anche se, dopo il fisiologico forte rimbalzo del 2021 (+31%) e dopo il minimo del 2020, «la crescita è stata molto più lenta e disomogenea (+3% su base annua). Mediamente, un collezionista hnw alloca in arte la propria ricchezza per il 20-25%, con picchi del 50% (e minimi del 5%).
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Il 61% dei collezionisti scrutinati possiede fra un milione 10 milioni di dollari in patrimonio netto personale disponibile. I collezionisti uhnwi (patrimonio personale liquido di almeno 50 milioni di dollari) rappresentano il 9% del totale (Cina – 26%; Taiwan – 24%; Singapore – 11%). Quanto hanno speso in arte i collezionisti hnw nel primo semestre 2023? Circa 65.000 dollari a testa (valore mediano; le donne 72.500); cifra che sale a 241.000 dollari nella Cina continentale. Fra coloro che hanno speso almeno un milione di dollari, prevalgono i maschi. Le importazioni di arte sono ai massimi storici: 30,7 miliardi consolidati nel 2022; valori che i primi mesi del 2023 sembrano confermare.
La forma d’arte più amata dai collezionisti resta la pittura (36%), in percentuale quasi tripla rispetto a scultura (13%) e opere su carta (13%). La fotografia è al 6%, dietro ai multipli (10%), alle opere di arte digitale (8%) e alle installazioni (7%).
La spesa in arte e lusso nei primi 6 mesi 2023
Gli Usa restano il primo mercato, soprattutto nella fascia più alta. Le vendite di beni di lusso da collezione (orologi, gioielli, borsette, ecc) sono aumentate del 6%, a 363 miliardi di dollari, nel 2022. Anche l’arte è intesa (economicamente) come un bene di lusso, estremamente sensibile all’aumento del reddito: la spesa in opere d’arte aumenta più che proporzionalmente all’aumentare della ricchezza. Lusso e arte sono accomunati da scarsità, unicità, illiquidità; ma i primi sono rivolti a un pubblico più di massa, dai giovani acquirenti “aspirazionali” ai “veri consumatori di lusso”, trainatori della crescita. Parzialmente comuni ai due tipi di spesa sono i fattori che le determinano, ma le motivazioni psicologiche sottostanti possono essere molto diverse. Per esempio, il 44% (nel 2022 era il 37%) dei collezionisti di arte si definisce un “ricercatore”, dedicando molto tempo alla ricerca e allo studio prima di acquistare un pezzo. Sono in diminuzione gli acquisti di impulso (-3%). Continua a risalire la quota di chi acquista dal vivo: 86% da un mercante e 84% dalle gallerie; nel 2022 era il 73%.
Come sono andate le vendite delle principali case d’asta nel 2023?
Le vendite complessive delle case d’asta (le maggiori a livello internazionale e le più antiche: Christie’s, Sotheby’s, Phillips e Bonhams) nel primo semestre segnano un -16% rispetto allo stesso periodo del 2022, superando tuttavia il livello pre-pandemico (+6% in più sul 2019). In particolare, Christie’s ha comunicato che le vendite totali (3,2 miliardi di dollari) sono diminuite del 23% nella prima metà del 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, (-24%, 2,7 miliardi di dollari per le aste pubbliche e -19%, 484 milioni di dollari per le vendite private). Nella divisione lusso però le vendite sono aumentate del 43%, a 590 milioni di dollari. Per Sotheby’s (che non ha reso noti i suoi numeri), i dati pubblicamente disponibili indicano un calo dell’8%, a 2,8 miliardi di dollari, all’incirca lo stesso livello del 2021.
Anche Phillips riporta un calo (-39%), con vendite aggregate di 453 milioni di dollari rispetto ai 746 del primo semestre del 2022 (-31% a 409 milioni di dollari le aste pubbliche, -72% a 44 milioni di dollari le private). La mosca bianca è stata Bonhams, che ha registrato un aumento delle vendite di quasi un terzo. La casa, fresca di acquisizione di altre quattro case d’asta nel 2022, evidenzia vendite per 555 milioni di dollari (aste pubbliche); nel primo semestre 2022 erano 419 milioni. Una parte del risultato (114 milioni di dollari) è dovuto alle nuove attività; tuttavia, anche prima delle acquisizioni, le vendite di Bonhams erano salite del 20%, con il lusso che è cresciuto più velocemente degli altri comparti.
Le cifre del 2023 nel periodo considerato sono l’84% di quanto realizzato nell’analogo periodo del 2022, anno record per alcune case d’asta (tipo Christie’s, grazie alla collezione Paul Allen). E il secondo semestre 2023, come andrà, alla vigilia delle grandi aste di novembre? Il 77% degli intervistati è positivo. Manca poco per scoprire se è così.
Ricchezza globale in leggera contrazione (ma il trend post 2008 è da record)
Nel 2022 si è registrato il primo calo (-2%) della ricchezza privata netta totale dalla crisi finanziaria globale del 2008. Nel 2022, rispetto al 2021 il numero dei milionari è diminuito (-6%) e anche la loro ricchezza (-5%). La quota di ricchezza mondiale detenuta dall’1% dei miliardari è passata dal 48% del 2021 al 46% del 2022. Si noti comunque che nel 2010 era il 36%.