Per gli appassionati delle previsioni mancate, la critica agli outlook del 2024 può partire in largo anticipo. La cavalcata di azioni e bond dell’ultimo mese, infatti, ha fatto invecchiare precocemente le previsioni per l’anno prossimo, che attualmente appaiono involontariamente ribassiste. Secondo i rapporti di previsione pubblicati attorno a novembre dalle maggiori banche d’affari americane l’indice S&P 500, si sarebbe attestato a fine 2024, su livelli più bassi rispetto a quelli attuali (4.756,79 punti al 22 dicembre). L’unica eccezione è Bank of America, che aveva previsto un target a 5.000 punti.
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Anche le obbligazioni, grazie alle attese di tagli dei tassi sempre più solide e ottimiste, hanno mostrato performance molto superiori al previsto. A novembre un sondaggio degli economisti effettuato da Bloomberg aveva affermato che i rendimenti del Treasury decennale sarebbero scesi al 4% entro fine 2024. Nei fatti, il rendimento è sceso molto al di sotto di tale soglia già ora (3,86%) e dal 14 dicembre il decennale Usa non ha più rivisto il 4%. In Europa, i flussi dei fondi retail sono diventati negativi sui monetari, nelle ultime due settimane (al 20 dicembre), a testimoniare un cambio di indirizzo da parte dei piccoli risparmiatori, che hanno acquistato, secondo i dati Epfr Global, fondi obbligazionari.
Da inizio anno al 21 dicembre l’S&P 500 total return ha reso il 25,65%, mentre l’S&P 500 Bond Total Return ha portato a casa quasi l’8% – un risultato insperato se si considera che fino ad ottobre viaggiava ancora in territorio negativo.
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Il calo dell’inflazione più rapido del previsto e la revisione in senso accomodante delle previsioni della Federal Reserve, hanno rapidamente cambiato le scommesse dei gestori di fondi, che hanno scaricato la liquidità per comprare bond e azioni.
Secondo l’ultimo sondaggio dei gestori realizzato da Bank of America, a dicembre le previsioni rialziste sull’azionario sono tornate ai massimi dal febbraio 2022, mentre la liquidità, pur rimanendo in sovrappeso nei portafogli, lo è nella misura inferiore mai registrata dall’aprile 2021.
Secondo il chief global strategist di Intermonte, Antonio Cesarano, l’entusiasmo dei mercati è giustificato dall’ipotesi che l’atterraggio morbido dell’economia verrà ottenuto non in modo “naturale” (“grazie anche al recupero del reddito disponibile conseguente al calo dell’inflazione”), bensì grazie al contributo della Fed, che bilancerà i rischi di recessione tagliando i tassi. “I mercati sembrano seguire la tesi del soft landing artificiale, cioè un soft landing ‘a tavolino’, per cui è necessario che la Fed paghi il prezzo di ben sei tagli dei tassi in modo tempestivo”.
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Azioni e bond in rally: troppo ottimismo?ù
Il fatto che le azioni abbiano corso ben oltre gli obiettivi di fine 2024 fissati dagli analisti più blasonati di Wall Street potrebbe far sorgere il rischio che, a inizio del nuovo anno possano essere ridimensionati un po’ gli entusiasmi. I livelli di volatilità attesa testimoniati dall’indice Vix sono particolarmente bassi (attorno ai 13 punti), un indicatore che solitamente viene interpretato al contrario per anticipare possibili ribassi a Wall Street. Nel frattempo l’indicatore sintetico Fear & Greed della Cnn si è riportato nel territorio di “estrema avidità“, con un’ampiezza di rialzo per l’S&P 500 ai massimi da agosto: ciò indica che a salire di prezzo è un ampio numero di azioni all’interno dell’indice e non solo pochi titoli “superstar”, un segno di fiducia nel mercato nel suo complesso.
Il rally continuerà o si scontrerà contro aspettative troppo ottimiste? “Qualche dosso potrebbe emergere già tra febbraio e marzo. La Fed non necessariamente potrebbe iniziare a tagliare i tassi a marzo come il mercato ora si attende, ma comunque la propensione verso tagli imminenti (sebbene rinviati) potrebbe rimanere, rafforzando il trend al ribasso dei tassi”, ha scritto Cesarano in una nota del 22 dicembre. “Sul fronte equity, a beneficiarne sarà soprattutto il comparto delle aziende medio-piccole Usa ed Euro, oltre ai comparti più vessati in fase di rialzo tassi, come quello della transizione energetica”, ha proseguito l’esperto di Intermonte, “anche per l’equity il trend potrebbe non essere lineare. Qualche presa di profitto potrebbe esserci nel mese di gennaio, alla luce di alcuni indicatori di eccesso dal punto di vista dell’operatività del retail Usa (vedi put/call ratio e indicatori di sentiment)”.