Lo scorso 6 dicembre da Sotheby’s a Londra, nell’asta Old master & 19th Century Paintings Evening Auction, il dipinto The adoration of the kings, 1628 circa, attribuito all’artista Rembrandt Harmensz. Van Rijn è stato battuto per 12,8 milioni di euro (10.965.300 sterline). L’opera è stata proposta con una stima compresa tra dieci e i quindici milioni di sterline coperta da un’offerta irrevocabile di acquisto e da una garanzia di acquisto prestate prima dell’apertura dell’incanto. In sostanza, la vendita almeno alla stima minima di dieci milioni di sterline, era praticamente certa. Questa vendita, tuttavia, oltre che per la già di per sé elevata aggiudicazione, ha sorpreso per l’importante rivalutazione di valore rispetto al precedente passaggio in asta. Appena due anni fa, il 6 ottobre 2021, la casa d’aste Christie’s in un’asta online ha battuto la stessa opera per 860 mila euro. L’opera in questo caso però era stata proposta in catalogo come attribuita alla bottega di Rembrandt, e non alla sua mano, con una stima compresa appena tra i dieci e i quindicimila euro. La rivalutazione dell’opera, dopo soli due anni, è dunque notevole ed è essenzialmente dovuta alla nuova attribuzione presentata nell’asta londinese da Sotheby’s su richiesta del venditore. Riattribuzione arrivata dopo un restauro e dopo aver acquisito pareri di studiosi, compresa l’analisi dei materiali, di cui è stato dato ampio riferimento nel catalogo d’asta. Viene citato in particolare Volker Manuth che ha studiato intensamente questo dipinto in diverse occasioni nell’ultimo anno e che lo ritiene realizzato da Rembrandt sia sotto il profilo della materiale esecuzione sia sotto il profilo del concepimento creativo nel periodo in cui l’artista ha vissuto e prodotto le sue opere a Leida in Olanda, sua città natale, negli anni precedenti al suo trasferimento a Amsterdam e dunque nel 1628 circa. C’è da dire che l’opera nel tempo ha subito varie attribuzioni. Nelle vendite più recenti l’opera è stata proposta come della bottega di Rembrandt mentre in quelle più remote come dipinto realizzato dalla mano dell’artista.
I conflitti di attribuzione sulle opere di Rembrandt
In generale, i conflitti di attribuzione sulle opere di Rembrandt sono stati frequenti. La bottega dell’artista era frequentata da giovani apprendisti a cui spesso delegava la realizzazione di opere su cui il maestro apponeva solo dettagli di finitura. Le opere così venivano immesse sul mercato in grande quantità come realizzate dall’artista e si sono confuse con quelle autentiche. Se si considera che le quotazioni delle opere di Rembrandt sono molto elevate – solo nel 2023 il totale realizzato in asta dalle vendite di sue opere è stato di 47 milioni di dollari (fonte Artprice) – si capisce bene l’importanza della corretta attribuzione nel suo caso.
Per mettere ordine nella produzione dell’artista è stato costituito Il Rembrandt Research Project (RRP) che riunisce storici dell’arte ed esperti per redigere un catalogo critico definitivo dei suoi dipinti. Ma nel caso dell’opera in questione l’RRP non si è ancora pronunciato. E allora chissà che nel frattempo non sarà l’intelligenza artificiale a dire l’ultima parola.
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In copertina e nell’articolo: Rembrandt Harmensz. van Rijn, L’adorazione dei magi, 1628 circa. Courtesy Sotheby’s.