Il settore agroalimentare contribuisce all’emissione dei gas serra per il 25%. La quasi totalità però proviene da allevamenti e fattorie
Anche per questo, il settore agroalimentare si sta allontanando sempre più dalla produzione convenzionale di carne a favore di alternative più ecocompatibili. Sono distinguibili alcuni trend legati al consumo di proteine animali
I fondi nella gamma Dpam hanno 5 o 4 stelle Morningstar. 16 fondi su 26 (62%) nel più breve periodo di tre anni e ben 18 fondi (72%) dal lancio con 9 fondi che hanno oltre 10 anni di vita
Il settore agroalimentare può regalare buoni rendimenti
Il settore agroalimentare si sta allontanando sempre più dalla produzione convenzionale di carne a favore di alternative più ecocompatibili. I trend in atto nel settore sono tre, principalmente. Un consumo di carne più limitato, il passaggio alla sostituzione della carne con alternative vegetali e, infine, il progresso di sostituti della carne a base cellulare. Quest’ultimo in particolare potrebbe suscitare una qualche forma di avversione da parte dei consumatori, avverte Roose.
Due esempi di investimenti sostenibili e insostenibili
Non tutte le proteine (animali) sono uguali
Se si intende investire nel settore, è bene considerare che non tutte le proteine animali hanno lo stesso impatto sull’ambiente. Il salmone, per esempio, produce oltre dieci volte in meno la C02 della carne bovina. Sulla scia del salmone si collocano gli omega 3, grassi polinsaturi considerati essenziali, il cui precursore (l’acido alfa-linolenico, ALA) non può essere sintetizzato dall’organismo umano.
Stevia, non ti sostengo
Sul fronte opposto si trova invece la tanto acclamata stevia, rivelatasi in tutto e per tutto anti Esg. Prodotto i cui semilavorati passano da un continente all’altro, la stevia, nella sua veste finale, di naturale non ha nulla. Per un esito fallimentare, vedere alla voce Coca Cola Life.
“Per questo è importante che le aziende riescano a convincere gli agricoltori non solo dei benefici sostenibili delle loro soluzioni, ma anche dei loro vantaggi tangibili, in modo da promuovere la loro implementazione su larga scala. Un buon esempio è DSM, che ha recentemente sviluppato un additivo per ridurre significativamente le emissioni di gas metano del bestiame”.
“Che buon rendimento! Ah, è Esg?”
Tomás Murillo, head of international sales e membro del Comitato di gestione di Dpam, ha poi aggiunto quanto segue. Gli investimenti sostenibili e responsabili sono una tendenza strutturale destinata a durare. Questa convinzione ci spinge a investire continuamente in risorse e ricerca. […] Inoltre, rivediamo costantemente i nostri modelli proprietari e innalziamo il nostro livello di sostenibilità. […] I team conducono ricerche approfondite per comprendere le tendenze al di là dei semplici punteggi Esg.
Alessandro Fonzi, Cfa, country head Italy e deputy head institutional sales international, Dpam
“Sono veramente poche le società di gestione al mondo che possono vantare una importante percentuale di fondi nella gamma con 5 o 4 stelle. 16 fondi su 26 (62%) nel più breve periodo di tre anni e ben 18 fondi (72%) dal lancio con 9 fondi che hanno oltre 10 anni di vita. Percentuali simili le troviamo anche negli 8 fondi SRI già registrati in Italia: 5 fondi su 8 (63%) hanno 5 o 4 stelle a tre anni e 6 fondi (75%) le hanno dal lancio con 6 fondi SRI che hanno più di 10 anni di vita”.
Fonzi ha infine sottolineato l’importanza di un approccio paziente agli investimenti e quella della gestione attiva. Quest’ultima, insieme con la sostenibilità, premiano a suo dire gli investitori, offrendo loro rendimenti “buoni”.