L’intesa raggiunta sulla riforma sembra lasciar presagire che la nuova disciplina non introdurrà nuove tasse
A seguito di un nuovo confronto sul testo della riforma, risulterebbero espunti i riferimenti al sistema duale e ai valori patrimoniali degli immobili
La riforma del catasto è un tema cruciale, che impegna in
modo particolare i diversi schieramenti politici e tiene con il fiato sospeso
milioni di italiani. Intimoriti dall’idea che la nuova disciplina
possa incidere sulle loro tasche.
Ebbene, in questo percorso non privo di ostacoli, che
dovrebbe portare entro il 2026 all’introduzione delle nuove regole catastali,
pare che un’intesa sia stata raggiunta.
Il nodo che si era creato attorno agli artt. 2
e 6 (il quale, tra le altre cose, modifica il sistema di rilevazione catastale al fine di
modernizzare gli strumenti di individuazione e di controllo delle consistenze
dei terreni e dei fabbricati) del disegno di legge delega, che inizialmente aveva spinto
alcuni rappresentati politici a chiederne la cancellazione, sembra essersi sciolto: viene in effetti
espunto ogni riferimento al sistema duale, preservando i regimi cedolari
esistenti e garantendo una armonizzazione del sistema fiscale. Siffatta circostanza comporta
che l’aggiornamento del catasto non inciderà sul prelievo fiscale e non
comporterà nuove tasse per i contribuenti proprietari di immobili.
Le nuove informazioni che verranno rilevate non saranno
perciò utilizzate per la determinazione della base imponibile dei tributi o per
finalità fiscali.
A ciascuna unità immobiliare, oltre alla rendita catastale
determinata secondo la normativa attualmente vigente, verrà attribuito anche il
relativo valore patrimoniale e una rendita attualizzata in base ai valori
normali espressi dal mercato.
Inoltre, come risultato del lungo braccio di ferro tra correnti politiche e governo sembra
che si sia raggiunto un accordo anche in tema Imu. Più in particolare, le aliquote Imu potranno
essere ridotte per effetto dell’emersione degli immobili fantasma.
Infine, per le unità immobiliari ritenute di interesse
storico o artistico saranno introdotte riduzioni del valore patrimoniale medio
ordinario, alla luce dei particolari e più gravosi oneri di manutenzione e
conservazione nonché del complesso dei vincoli legislativi alla destinazione,
all’utilizzo, alla circolazione giuridica e al restauro che li caratterizzano.