Nel primo semestre del 2022 il Ftse Mib è stato il peggiore indice azionario europei, perdendo circa il 22% del suo valore in soli sei mesi
Tim, Saipem e Unicredit sono stati tra i peggiori titoli del Ftse Mib. Si salvano invece Leonardo, Teneris ed Atlantia
“Ovviamente la cautela resta d’obbligo con i movimenti dei titoli italiani maggiormente sensibili, rispetto agli altri principali listini europei. Utile quindi la valutazione di ingressi parziali o con coperture” commenta Gabriel Debach
Per i mercati azionari europei il primo semestre del 2022 è stato un semestre da incubo. Sulla falsariga del tonfo Wall Street – l’S&P 500 ha perso oltre il 20,5% e ha registrato il peggior primo semestre dal 1970 (quando perse il 21,01%) – tutti i principali indici azionari del Vecchio Continente hanno chiuso infatti chi più chi meno in territorio ampiamente negativo, con l’Euro Stoxx 600 che ha registrato un 8,2% a giugno, -10,7% nel trimestre e -16,5% nel semestre
Ftse Mib maglia nera d’Europa
La Borsa dalle performance peggiore è stata Piazza Affari, che nel solo mese di giugno ha perso il 13,1%. A livello semestrale, al -7,2% del primo trimestre è seguito il -14,9% del secondo, con il Ftse Mib che nei primi sei mesi del 2022 ha perso il 22,1%, certificando di fatto un mercato orso e aggiudicandosi la maglia nera. A confronto il Dax40 ha perso il 19,5%, il Cac40 il 17,2%, l’Aex il -17,4%, il Ftse 100 il -2,9% e l’Ibex35 il -7,1%.
Titoli migliori e peggiori
Il titolo del Ftse Mib che ha registrato la performance peggiore nel primo semestre è stata Saipem, che dal primo gennaio al 31 giugno ha perso circa il 45% del suo valore. L’azienda energetica è tallonata da vicino da Interpump Group al –43%. Male anche Tim, giù del 42,5%. Tra le banche la peggiore è stata invece Unicredit che ha lasciato sul terreno il 33%. Tra i vincitori spicca invece Leonardo. L’azienda attiva nel settore della difesa, complice la guerra, ha guadagnato circa il 60%. Le altre due aziende italiane che hanno messo a segno performance fortemente positive sono Tenaris ed Atlantia, che hanno chiuso il semestre rispettivamente al +33% e al +28%.
I motivi del tonfo
Ad ogni modo salvo queste poche eccezioni quello del Ftse Mib è stato un semestre da dimenticare, chiudendo i primi sei mesi dell’anno in territorio di recessione, unico tra i principali listini del Vecchio Continente. “I titoli azionari italiani hanno dovuto sopportare il peso dei crescenti timori inflazionistici, di forte dipendenza russa, di “frammentazione” (connesso allo spread), di nuovi potenziali stress test bancari, con un occhio sempre alla politica – soprattutto alla luce dell’abbandono dal vertice NATO da parte del Presidente del Consiglio Mario Draghi per risolvere questioni politiche a Roma” ha commentato Gabriel Debach, market analyst di eToro che tuttavia sottolinea come i titoli italiani siano già tra i più convenienti d’Europa a meno di 9X gli utili previsti.
E il secondo semestre?
Guardando al futuro, secondo Debach, le prospettive per la seconda metà dell’anno rimangono incerte, alla luce delle preoccupazioni di un rallentamento economico che si possa tramutare in recessione il prossimo anno e di un eventuale prossimo picco dell’inflazione. “Il secondo semestre sarà all’insegna dei rialzi sui tassi d’interesse da parte della Bce, dopo ben undici anni di pausa. Il settore bancario sarà pertanto altamente monitorato tra i rischi/opportunità generati dall’efficacia o meno dello scudo antispread e di nuovi obblighi patrimoniali. Dopo i forti cali di inizio anno tra i settori che possono invece offrire le maggiori opportunità c’è il settore sanitario alla luce del suo lato difensivo” spiega Debach che conclude: “Ovviamente la cautela resta d’obbligo con i movimenti dei titoli italiani maggiormente sensibili, rispetto agli altri principali listini europei. Utile quindi la valutazione di ingressi parziali o con coperture“.