Dopo tre settimane di intensa battaglia legale (e cinque ore di camera di consiglio per prendere una decisione finale), la causa civile depositata al Southern District di New York da Dmitrij Rybolovlev contro Sotheby’s si è chiusa lo scorso martedì con una piena assoluzione della casa d’aste inglese.
Il magnate russo aveva accusato Sotheby’s di “aiding and abetting fraud”, ovvero di aver favoreggiato la supposta frode perpetrata nei suoi confronti dal gallerista svizzero Yves Bouvier durante la vendita di quattro opere (Wasserschlangen II (1904-1907) di Gustav Klimt, Tête (1910-1912) di Amedeo Modigliani, Le Domaine d’Arnheim (1962) di René Magritte e Salvator Mundi (1505-1515 ca.) di Leonardo da Vinci) da lui acquistate a prezzo estremamente maggiorato rispetto a quando pagato da Bouvier alla casa d’aste solo pochi giorni prima.
Rybolovlev vs Sotheby’s, le ragioni dell’assoluzione
A chiusura del dibattito di lunedì 29 gennaio, gli avvocati di Rybolovlev avevano particolarmente insistito sul ruolo giocato da Samuel Vallette (Sotheby’s Senior Vice President and EMEA Head of Private Sales), accusando il manager di aver sempre saputo che il destinatario finale delle private sales di Sotheby’s non sarebbe stato Bouvier, bensì Rybolovlev (con particolare riferimento a due degli acquisti incriminati, preceduti da private views a Vienna e New York). I legali di Sotheby’s hanno invece difeso l’azienda rigettando tutte le accuse mosse a Vallette – sostenendo che quest’ultimo ha agito seguendo le best practices del mercato – e hanno evidenziato la “mancanza di professionalità” di Dmitrij nell’acquisto delle opere oggetto della controversia. Sembra infatti che il russo non abbia richiesto alcuna due diligence durante i dodici anni di relazione professionale con Bouvier, né abbia in alcun modo formalizzato tale relazione con un contratto.
I 10 membri della giuria (dopo aver richiesto un chiarimento sulla normativa antiriciclaggio della casa d’aste) e il giudice Jesse Furman hanno infine deliberato per l’assoluzione di Sotheby’s da tutti i capi d’imputazione. Daniel Kornstein, “lead attorney” di Rybolovlev, ha dichiarato che lo scopo principale del magnate era quello di spingere verso una “maggiore trasparenza nel mondo dell’arte” e che il verdetto ha evidenziato l’estrema segretezza in questo campo e il bisogno di riforme che devono essere create e implementate al di fuori della corte. A seguito del verdetto Dmitrij non ha rilasciato direttamente alcuna dichiarazione, nonostante durante il processo fosse particolarmente addolorato per il “tradimento” di Bouvier, ammettendo di non essere una persona che “dà facilmente fiducia” agli altri.
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