Secondo un sondaggio condotto da State Street, il 47% dei risparmiatori americani è convinto che i costi di gestione collegati a fondi comuni ed Etf siano già compresi nelle tariffe retribuite al consulente finanziario o alla piattaforma d’investimento
Nella conoscenza dei costi collegati ai fondi, gli investitori autonomi dichiarano una maggiore padronanza di concetti come il l’expense ratio, rispetto alle controparti assistite da un consulente. I professionisti del settore, su questo, possono fare di più
Quasi la metà degli intervistati (47%) è convinto, ad esempio, che i costi di gestione collegati a fondi comuni ed Etf siano già compresi nelle tariffe retribuite al consulente finanziario o alla piattaforma d’investimento. Tale erronea percezione è nettamente più elevata fra i soggetti assistiti da un consulente finanziario (60%) rispetto a chi gestisce i propri investimenti in autonomia (37%). Questo primo dato invita a riflette su come, almeno sotto il profilo dei costi, i consulenti non si siano spesi a sufficienza per istruire i propri clienti. Il fenomeno ha anche una rilevanza diversa fra le varie generazioni: il 71% Millennial tendono a travisare i costi nel modo sopra descritto, contro il 51% degli appartenenti alla GenX e il 36% dei Boomer.
La stessa disparità nelle competenze fra investitori fai-da-te e assistiti da un consulente si osserva anche quando si chiede loro di auto-valutare la propria conoscenza dei concetti di “expense ratio” e “punto base”. In generale gli intervistati dichiarano di conoscere a grandi linee le due nozioni, rispettivamente, nell’87 e nell’83% dei casi. A dirsi convinti di conoscerle a fondo sono, però, il 34% degli investitori autonomi, contro il 24% di quelli assistiti da un consulente, nel caso dell’expense ratio; e il 30% contro il 19% per quanto riguarda la padronanza dei punti base.
“Le differenze di costo variano drasticamente tra i fondi comuni e gli Etf. Dal punto di vista di un fornitore di Etf, si parla di low cost per i fondi con un rapporto di spesa dello 0,10% o inferiore – ovvero di sei volte più basso rispetto alla soglia degli investitori nel sondaggio”, ha detto Williams.
D’altro canto, i costi collegati agli investimenti non sono fra i massimi fattori in grado di influenzare le scelte degli investitori. I due fattori decisivi per la maggioranza assoluta dei risparmiatori sono, invece, “il rischio rapportato ai ritorni” (lo afferma il 53%) e la “qualità delle azioni nel fondo” (51%). Seguono “la performance paragonata a quella delle controparti” (46%) e la “performance raffrontata al benchmark” (42%). I costi di gestione sono solo il quinto elemento citato (35%) davanti alle “performance passate del gestore” (28%), i “settori di mercato coperti dal fondo” (22%) e “l’efficacia in termini fiscali” (22%).