Le aziende del comparto It nel loro complesso, comprese quelle dei settori interactive media, internet e il marketing diretto, costituiscono il 38,5% dell’indice Msci Usa, l’8,9% dell’Msci Europe e il 48,2% del Msci China market, facendo sì che, ad esempio, gli investitori passivi siano grandi detentori di titoli tecnologici
I maggiori titoli tecnologici stillano di liquidità. I “Big five” (6.880 milioni di capitalizzazione) posseggono collettivamente più di 550 miliardi di dollari liquidi. Solo dieci anni fa, le imprese tech fra le dieci a maggiore capitalizzazione erano due. Oggi, sono sette. E due sono cinesi (Alibaba e Tencent).
Le valutazioni attuali sono sostenibili?
Le stime raccontano che nel 2021 il rapporto prezzo/utili (P/E) per l’azionario tech sarà pari a 26 volte l’utile. Sul versante Msci il rapporto P/E per l’indice sarà di 18,8 volte gli utili. Gli ultimi risultati sono stati rassicuranti sembrano confortare queste previsioni. La domanda per i prodotti e servizi delle Big Five è aumentata durante il lockdown. Immaginare un portafoglio senza tech è impensabile
Qualche ostacolo all’azionario tech potrebbe arrivare dalla politica e dalla regolamentazione.
Per esempio il 29 luglio 2020 c’è stata un’audizione molto pubblicizzata del comitato giudiziario antitrust per l’eventuale abuso di posizione dominante da parte dei colossi tecnologici. Erano presenti i ceo di Amazon, Apple, Google e Facebook. È tuttavia impensabile che i politici Usa ostacolino davvero le proprie star di Wall Street proprio nel mezzo della battaglia con la Cina per la supremazia digitale e geopolitica. Una diretta conseguenza di questo scontro per le azioni tecnologiche globali potrebbe essere lo sviluppo separato dei settori coinvolti: vendita al dettaglio online, intelligenza artificiale, infrastrutture/dorsali tech.
Imprese come Facebook, Dropbox e Pinterest, hanno iniziato a prosperare solo dopo un certo numero di anni durante i quali hanno calamitato gli investimenti di venture capital. La maggior parte della creazione di valore è dunque già stata colta dagli investitori privati, visto che queste (ex) startup hanno fatto parte del mercato privato per molto tempo.
Gli investimenti attraverso i mercati privati, compresi i fondi venture capital, possono consentire agli investitori di accedere alle imprese del settore tecnologico che scelgono di non quotarsi in borsa o preferiscono una prospettiva a più lungo termine ed evitare i vincoli imposti dal reporting trimestrale. Nel 2019 il mercato del venture capital è rimasto fortemente concentrato ancora negli Usa. Qui sono stati investiti 116,7 miliardi di dollari. In Asia, 62,5; in Europa, 34,3. Tre dei più preziosi “unicorni” del mondo (aziende non quotate valutate oltre 1 miliardo di dollari) sono però cinesi. Sono ancora i mercati privati la fonte del valore. Dall’Internet of things ai veicoli autonomi, passando per il cloud computing, è nell’universo delle non quotate che si nascondono le big del prossimo futuro.