Prima di acquistare uno strumento finanziario, bisogna sempre chiedersi se i costi complessivi di gestione finanziaria che andrò a sostenere possono impattare in maniera rilevante il rendimento dell’investimento
Una regola spesso trascurata dai piccoli risparmiatori è quella di fare attenzione ai costi che possono influire anche di molto il rendimento netto degli investimenti, con effetti importanti soprattutto nel medio e lungo periodo. Per ovviare a questa mancanza può essere utile chiedere aiuto a un consulente
Qualsiasi tipo di investimento porta con sé una serie di costi, dalle commissioni destinate all’intermediario agli oneri di amministrazione passando per l’imposta di bollo. Si tratta di costi che possono essere più o meno espliciti, a seconda di quanto queste voci siano indicate in modo chiaro e trasparente. Per questo motivo, prima di acquistare uno strumento finanziario, bisogna sempre chiedersi se i costi complessivi di gestione finanziaria che andrò a sostenere possono impattare in maniera rilevante il rendimento dell’investimento.
Come riconoscere tutti i costi
Per questo è fondamentale imparare a riconoscere anche le spese che non sono subito visibili per poter prendere le giuste decisioni. Vediamo quali sono tutti i costi legati a un investimento e come fare per individuarli facilmente ed evitare brutte sorprese. Fondamentale è conoscere il concetto di rendimento netto, che è il guadagno effettivo di una rendita finanziaria, al netto di tutte le spese e le imposte che sono state applicate sul rendimento lordo maturato dall’investimento.
Il rendimento netto può essere conosciuto in anticipo solo se riportato contrattualmente o nel caso in cui lo strumento di investimento renda noto in anticipo il guadagno effettivo, i modi e i tempi previsti per il rimborso: questo avviene per i conti di deposito, per le obbligazioni con cedola e per i titoli di stato.
Il rendimento netto è il riferimento più importante da considerare nella valutazione di un investimento, specialmente quando l’esigenza è quella di assicurarsi una crescita del capitale investito con una logica di basso profilo di rischio. Il concetto di rendimento netto non è infatti applicabile agli investimenti ad alto rischio di volatilità, come il trading sui mercati azionari o gli investimenti in fondi comuni di investimento soggetti, comunque, a una quotazione e che, in ogni caso, comportano l’assenza di garanzia circa i rendimenti futuri, dove non è possibile stabilire contrattualmente una certezza di guadagno.
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Quanto costano i fondi comuni e gli Etf
Una regola spesso trascurata dai piccoli risparmiatori è quella di fare attenzione ai costi che possono influire anche di molto il rendimento netto degli investimenti, con effetti importanti soprattutto nel medio e lungo periodo. Per ovviare a questa mancanza può essere utile chiedere aiuto a un esperto di investimenti.
Secondo l’ultimo rapporto dell’Esma, l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, per i fondi comuni azionari nell’Unione europea i costi ricorrenti, cioè prelevati ogni anno dal patrimonio del fondo, sono pari all’1,5% dell’investimento, mentre per i fondi azionari italiani il costo arriva in media al 2%.
Ecco perché è importante monitorare i costi dato che, secondo l’Autorità europea Esma, un investimento di 10 mila euro con durata decennale in fondi azionari, obbligazionari e misti ha dato un ritorno di 21.800 euro, di cui 3.200 euro di spese e 18.600 euro netti.
Uno dei motivi per cui i fondi italiani costano di più rispetto a quelli europei è che sono per la maggior parte a gestione attiva, uno stile di gestione che si contrappone a quello passivo e prevede costi più alti che il gestore copre con le commissioni degli investitori nel fondo. In altri paesi europei sono più diffusi i fondi azionari a gestione passiva i cui costi annui sono assai più contenuti, nell’ordine dello 0,5% all’anno. E per gli Exchange traded fund azionari il costo medio annuo nel Vecchio continente è ancora più basso, intorno allo 0,3%.
I costi ricorrenti di cui stiamo parlando, però, non esauriscono le spese a cui si può andare incontro investendo in Etf e, soprattutto, in fondi: ci sono commissioni di negoziazione, ma anche di performance (o di incentivo) oltre a commissioni di entrata e uscita per i fondi.
Con un esempio si può capire meglio quanto costi diversi incidano sul rendimento di un investimento. Ipotizzando, infatti, di investire 10.000 euro nel mercato azionario italiano per 20 anni con un rendimento dell’indice del 7% all’anno, prendiamo in considerazione due prodotti con costi differenti (prodotto A, 0,3% e prodotto B, 2%), il cui rendimento lordo è uguale a quello dell’indice (7%). Se i costi sono dello 0,3% annuo per il prodotto A, l’investimento crescerà del 6,7% all’annuo, mentre se i costi sono del 2% (prodotto B), l’investimento crescerà solo del 5% annuo. Nel primo caso, alla fine del ventennio si ottengono circa 36.500 euro, nel secondo si incassano circa 26.500 euro.