L’Aipb prevede che le masse aumenteranno da 994 a 1.047 miliardi di euro, con un incremento di 33 miliardi nella raccolta netta (+1%) e un effetto mercato positivo da 20 miliardi
La clientela del private banking, prevede la stessa Aipb, incrementerà in modo particolarmente significativo la propria esposizione ai singoli titoli, fra bond governativi, societari e azioni, con un incremento del 12% che supererà di gran lunga quello previsto per fondi comuni e gestioni di portafoglio (+5%)
Nel 2022 le associate dell’Aipb hanno perso il 4,1% nelle masse gestite, più del totale degli altri operatori che seguono clienti anche al di sotto dei 500mila euro. A questo bilancio negativo, tuttavia, sta seguendo un avvio di 2023 incoraggiante che spinge l’associazione del private banking a prevedere un recupero per fine anno.
Più nel dettaglio, la maggiore quota di investimenti a rischio, tipici dei portafogli più consistenti, ha penalizzato le gestioni private rispetto alla media degli altri operatori, con un effetto mercato negativo del 10,5% nel 2022, contro un -3,7% medio. Il minor impatto dei mercati è un fenomeno dovuto alla maggiore propensione alla liquidità da parte dei clienti meno patrimonializzati, ha spiegato il presidente dell’Aipb, Andrea Ragaini, in una conferenza stampa successiva all’Assemblea degli associati 2023, tenutasi il 4 maggio a Milano. La raccolta netta del private banking, d’altro canto, è stata più consistente (+4%) rispetto alla media degli altri operatori della consulenza al dettaglio (+1,7%).
Una parte consistente della raccolta del private, peraltro, fa riferimento all’entrata di nuovi attori in questo segmento dedicato alla clientela più patrimonializzata, i quali hanno aggiunto 24 miliardi di euro sui 66 di raccolta complessiva). Se si escludesse la componente apportata dai nuovi player, dunque, la raccolta netta di Aipb si sarebbe ridotta da 53 a 42 miliardi fra il 2021 e il 2022.
L’effetto mercato negativo, ha illustrato Ragaini, ha colpito in modo particolare i portafogli degli italiani per via del grave ribasso subito dalle obbligazioni nel 2022, il peggior anno della storia recente per questa classe di attivo. La previsione sul 2023, complice anche uno scenario economico che si è rivelato meno negativo del previsto, prevede un recupero delle masse in gestione con il contributo congiunto della raccolta netta e di un effetto mercato positivo (che, secondo le previsioni, sarebbe già acquisito al momento della pubblicazione). Nel dettaglio, l’associazione prevede che le masse aumenteranno da 994 a 1.047 miliardi di euro, con un incremento di 33 miliardi nella raccolta netta (+1%) e un effetto mercato positivo da 20 miliardi.
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Domanda di titoli più elevata di quella dei fondi
La clientela del private banking, prevede la stessa Aipb, incrementerà in modo particolarmente significativo la propria esposizione ai singoli titoli, fra bond governativi, societari e azioni, con un incremento del 12% che supererà di gran lunga quello previsto per fondi comuni e gestioni di portafoglio (+5%) e per i prodotti assicurativi (+3,9%).
L’inflazione, inoltre, contribuirà a una riduzione delle somme detenute in conto corrente, la cui allocazione è prevista in riduzione dell’1,7% per la clientela assistita dal private banking. Il peso in portafoglio dei singoli titoli deriverà, in particolar modo, dalla raccolta netta che peserà 10,2 punti sui 12 di incremento complessivo. In altre parole è un aumento che deriva dalla richiesta diretta proveniente dalla clientela e non dal cambiamento nel valore dei prodotti sottostanti. Per i fondi d’investimento, invece, peserà per più della metà l’effetto mercato (2,9 punti su 5 di incremento). A spingere la richiesta di titoli individuali, anche se non compare dai dati ufficiali, è soprattutto la domanda di Btp, ha affermato Ragaini, ricordando come una quota consistente della clientela private appartenga ancora alle generazioni che vedevano nel titolo di Stato l’investimento “principe” per mitigare gli effetti dell’inflazione di inizio anni Ottanta.
Il ritorno di rendimenti interessanti sui prodotti a reddito fisso ha chiaramente contribuito a rivitalizzare un interesse rimasto sopito da un decennio di tassi estremamente bassi. La concentrazione sul rischio-Paese può rappresentare un problema, ma Ragaini ha evitato di commentare le recenti analisi critiche sul destino dei titoli di Stato italiani, che potrebbero essere esposti a un aumento dello spread man mano che si riduce la quota di titoli italiani detenuta presso la Bce.
Resta il fatto che “nei portafogli degli italiani c’è ancora troppo poco azionario”, ha affermato il presidente dell’Aipb. La componente più dinamica e, alla lunga, redditizia per il portafoglio è prevista in rialzo tra il 10% e il 20% nel triennio 2023-2025, secondo le stime di Prometeia diffuse dall’associazione. La stessa Prometeia vede la possibilità che, nel 2023, i flussi disponibili per i nuovi investimenti in mano alle famiglie italiane toccheranno il minimo dell’ultimo decennio: nonostante un aumento della ricchezza finanziaria stimata al 2,3%, non verranno recuperati i livelli del 2021 (si arriverà a 3.433 miliardi contro i 3.452 di due anni fa). Ma, soprattutto, si osserverà una flessione nella propensione al risparmio (al 6,7%) con un calo del reddito disponibile dello 0,9%.
“Per l’anno in corso, nonostante il quadro macroeconomico e finanziario rimanga complesso, ci aspettiamo un proseguimento della ripresa delle masse gestite dall’industria Private”, ha affermato Ragaini, “sulla spinta di segnali confortanti, quali un rallentamento meno pronunciato della crescita economica e una politica monetaria meno restrittiva, assisteremo a una accelerazione degli investimenti finanziari, in particolare verso il comparto obbligazionario. Il valore aggiunto della consulenza Private, frutto di processi strutturati e competenze qualificate, consentirà alla clientela di trarre pieno vantaggio dall’evoluzione del contesto economico”.