“Abbiamo un approccio attivo nella costruzione degli etf tematici e ci piace lavorare su idee che non sono ancora presenti sul mercato”, dice Baccani.
I fattori di rischio con mancano sui mercati: “La traiettoria della crescita economica è migliorata, ma i nostri analisti attribuiscono ancora una probabilità del 40% all’ipotesi che si verifichi una recessione. Non solo: quest’anno quasi 2,5 miliardi di persone saranno chiamate alle urne”.
L’agognata inversione di marcia delle banche centrali sarà più lenta del previsto, perché l’inflazione non è ancora pienamente sotto controllo. L’economia globale rallenta, al punto che non si può escludere una recessione globale. Intanto il Medio Oriente resta incandescente. Come se non bastasse, a complicare il quadro, c’è anche un fitto calendario di appuntamenti elettorali, che culminerà con le presidenziali americane del 5 novembre. E le Borse che fanno? Festeggiano un inizio d’anno sfavillante, in scia al rally bicefalo di fine 2023, su azioni e reddito fisso. Qualcosa forse non torna?
Recessione e rischio politico: come investire
“Rimangono molti fattori d’incertezza”, chiosa Elena Baccani, senior business development manager di LGIM, asset manager con un patrimonio di 1.350 miliardi di dollari, che lo collocano in 11esima posizione tra i maggiori gestori del globo. “La traiettoria della crescita economica è migliorata, ma i nostri analisti attribuiscono ancora una probabilità del 40% all’ipotesi che si verifichi una recessione. Non solo: quest’anno quasi 2,5 miliardi di persone saranno chiamate alle urne: in America, ma anche in India, Messico, Portogallo, solo per citare alcuni Paesi. E sullo sfondo rimangono le tensioni tra Usa e Cina, le crisi geopolitiche, l’inflazione. Ci sono ragioni per credere che nel corso dell’anno avremo un aumento della volatilità”.
Come si traduce questo scenario in scelte d’investimento?
La nostra cio, Sonja Laud, ricorda spesso che “non possiamo prevedere il futuro, ma di certo possiamo preparare i portafogli”. In questo momento, le nostre parole d’ordine sono cautela e selezione.
È un po’ curioso che un asset manager noto soprattutto per la gestione passiva parli di selezione…
Prima di tutto ci tengo a ricordare che LGIM è un player degno di nota su scala globale anche nella gestione attiva, che vale 179 miliardi di dollari soltanto per la parte obbligazionaria attiva. E poi, tra la gestione passiva e quella attiva oggi esiste un ampio ventaglio di possibilità intermedie…
Il custom indexing: costruire indici “su misura”
Per esempio?
Il custom indexing permette di sviluppare soluzioni indicizzate semi-attive: siamo sempre nel perimetro degli etf, cioè di uno strumento finanziario quotato che replica passivamente un indice. L’elemento di innovazione e di gestione attiva è a monte, nella costruzione del paniere di riferimento. Abbiamo dato vita, per esempio, a prodotti di asset allocation dinamica, che possono replicare, attraverso un processo sistematico, un portafoglio modello definito insieme al cliente. L’etf ormai è diventato una commodity e per distinguersi bisogna essere flessibili ed innovarsi. Il futuro dell’investimento richiede un processo di personalizzazione, anche in questo segmento.
Chi sono i clienti interessati a questo tipo di soluzioni?
Banche, investitori istituzionali. Oppure anche altri asset manager, con i quali possiamo sviluppare etf co-branded. In Germania, ad esempio, abbiamo lanciato un etf multi-fattoriale con Gerd Kommer Invest.
Per quale motivo un altro asset manager dovrebbe rivolgersi a voi per entrare nel mercato degli etf?
Perché magari non dispone delle necessarie competenze interne sul fronte dell’indicizzazione. Noi possiamo contare su un team di 24 analisti che è interamente dedicato allo sviluppo di soluzioni indicizzate. Molti asset manager hanno già diversificato il business aprendo la propria gamma prodotti a soluzioni passive. Chi non riesce a farlo, però, potrebbe avvalersi del nostro aiuto.
Come si articola il processo di custom indexing?
È strutturato in tre fasi: disegniamo con il nostro partner una strategia, definendo insieme gli obiettivi. Costruiamo l’indice con il team d’investimento. Infine, lo gestiamo in modo attivo: ad esempio, ribilanciando il portafoglio periodicamente, in base agli input e alle linee guida condivisi con il cliente.
I nuovi investimenti tematici
Quali sono le altre aree dov’è possibile fare innovazione, in un mercato già affollato di molti operatori e prodotti?
L’area degli investimenti tematici rimane un campo da gioco molto interessante.
Molti operatori sono entrati in questo segmento. Non è sempre facile cogliere le differenze tra i vari player…
Noi abbiamo un approccio attivo nella costruzione degli etf tematici. Ci piace lavorare su idee che non sono ancora presenti sul mercato, a livello di prodotti d’investimento. Per costruire l’indice di riferimento ci avvaliamo sempre dell’esperienza di un consulente industriale esterno, che ci aiuta a mettere a fuoco l’universo di riferimento e i leader di mercato. A questo punto operiamo una selezione basata su criteri finanziari e costruiamo l’indice, equipesando i singoli titoli, per preservare la purezza di quel determinato tema d’investimento. Durante l’anno, periodicamente, ribilanciamo il portafoglio per evitare che, a lungo andare, il paniere abbia un’eccessiva concentrazione sui nomi che corrono più velocemente.
Eppure, quando si apre il portafoglio degli etf tematici, spesso si trovano i soliti noti, anche se i temi dovrebbero essere, sulla carta, molto specifici e differenzianti…
Nel nostro caso, la sovrapposizione del portafoglio, in una gamma di 14 etf tematici è solo del 3,2% mediamente. Il nostro etf multitematico, che consente di ottenere esposizione ai vari megatrend, si sovrappone all’Msci world, il principale indice delle azioni dei Paesi sviluppati, solo nella misura del 12%. Spesso ci si ferma alle big, che ovviamente sono dei contributori importanti al singolo tema, ma non si dà la dovuta importanza ai nomi delle small e mid cap che potrebbero diventare i giganti di domani, e che sono presenti nei nostri etf con lo stesso peso delle large cap.
Il 2023 comunque non è stato un anno particolarmente felice per gli investimenti tematici, sul piano della raccolta, a livello di mercato.
Noi non abbiamo visto deflussi importanti. I tematici sono un segmento strategico. Certo, possono esserci delle fasi di maggiore e minore entusiasmo per questi strumenti, ma non si tratta di una moda passeggera. Noi siamo stati i primi a lanciare un prodotto sulla cybersecurity, nel 2015. I primi sulle batterie, nel 2018. E sull’idrogeno, nel 2021. Ovviamente si tratta di temi da inquadrare, per loro natura, in un orizzonte di lungo termine.
Quali sono i nuovi temi su cui state lavorando?
Nel 2019 abbiamo lanciato una soluzione sull’intelligenza artificiale, che rimane di grande interesse, in questa fase dominata dal dibattito sulle prospettive dell’AI generativa. Un’altra idea è quella dei brand globali: con l’aiuto di Brand Finance abbiamo messo a fuoco i 100 brand con più valore al mondo e, a seguito di uno screening di qualità, basato su parametri finanziari, abbiamo identificato un paniere di 81 marchi.
Nel 2023 la gestione attiva non è andata bene in termini di flussi, mentre gli etf hanno continuato a fare una buona raccolta. Come si spiega questa divergenza?
Ci sono diversi fattori da considerare. Da una parte, gli investitori sono sempre più consapevoli dell’importanza di mantenere una buona efficienza a livello di portafoglio. C’è più attenzione ai costi, alla trasparenza. D’altra parta la normativa spinge inesorabilmente nella stessa direzione. A questo si aggiunge il notevole successo di piattaforme digitali, che rendono più facile e democratico l’accesso agli investimenti. Vale soprattutto per le nuove generazioni, che manifestano un’attitudine più spiccata a investire in modo autonomo. Magari attraverso soluzioni come il piano di accumulo in etf, un mercato che in Germania è letteralmente esploso, negli ultimi 5 anni, passando da 1,5 milioni a oltre 7 milioni di piani. Un numero che è destinato a triplicare da qui al 2028, e si amplierà in modo consistente anche al resto dell’Europa. Siamo convinti che gli exchange traded fund si trovino su una traiettoria di crescita inarrestabile per molti anni a venire.
Chi è Elena Baccani
Elena Baccani è entrata in Legal & General Investment Management nel novembre del 2021 come senior business development manager. In precedenza ha lavorato presso Ninety One (ex Investec am) in qualità di sales manager. Prima ancora è stata in Aberdeen asset management, nell’area Marketing and business development – e in Anima sgr, a stretto contatto con la divisione retail. Elena è laureata presso l’Università Bocconi di Milano in Business administration, con specializzazione in Marketing.