Quale forma assumerà il nuovo wealth management combinato di Ubs e Credit Suisse? E’ una domanda alla quale Ubs non è ancora in grado di fornire dettagli
La reputazione di Credit Suisse, deterioratasi molto negli ultimi anni, potrebbe gettare qualche ombra sul brand Ubs e invitare alcuni grandi clienti a guardarsi intorno. Sempre che a farlo non siano gli stessi wealth banker di Credit Suisse che li stanno seguendo.
La fusione fra le attività di wealth management di Credit Suisse con quelle di Ubs andrebbe a totalizzare masse gestite per 3.400 miliardi di dollari, ai dati di fine 2022, il che renderà la nuova Ubs il secondo gestore patrimoniale al mondo dietro Morgan Stanley (a 4.100).
Ma dei 585 miliardi di dollari di asset portati “in dote” da Credit Suisse quanti cercheranno una nuova gestione, fuori dalle incognite della nuova realtà post-fusione? I più motivati saranno probabilmente i clienti attualmente seguiti da entrambe le banche che potrebbero vedere una quantità di asset eccessivamente concentrata sulle scelte di un unico gestore. Alcuni clienti più sofisticati potrebbero non apprezzare l’idea di essere seguiti da una società tanto grande e cercare una dimensione più “raccolta”. In più, la reputazione di Credit Suisse, deterioratasi molto negli ultimi anni, potrebbe gettare qualche ombra sul brand Ubs e invitare alcuni grandi clienti a guardarsi intorno. Sempre che a farlo non siano gli stessi wealth banker di Credit Suisse che li stanno seguendo.
Quale forma assumerà il nuovo wealth management combinato di Ubs e Credit Suisse? E’ una domanda alla quale Ubs non è ancora in grado di fornire dettagli, così come è troppo presto per capire se le attività di wealth management di Credit Suisse potranno mantenere o meno il proprio brand. Gli unici commenti ufficiali sul tema, sui quali We Wealth è stata invitata a soffermarsi, sono quelli già resi dal ceo Ralph Hamers: “La combinazione sostiene le nostre ambizioni di crescita nelle Americhe e in Asia, aggiungendo al contempo economie di scala al nostro business in Europa, e non vediamo l’ora di dare il benvenuto ai nostri nuovi clienti e colleghi in tutto il mondo nelle prossime settimane”.
Osservando la presenza geografica di Credit Suisse, Ubs potrà sicuramente espandere il proprio predominio in Asia, in particolare nel Sud-est asiatico e in Medio oriente. Anche in America Latina ci saranno opportunità di espansione, mentre negli Stati Uniti Credit Suisse era ormai uscita da anni e non potrà dare alcun apporto degno di nota.
“Le sfide maggiori potrebbero derivare dall’integrazione di due stili di gestione potenzialmente diversi all’interno delle due aziende, dalla loro cultura e dagli ostacoli burocratici che ne derivano. Un’altra sfida sarebbe la realizzazione di benefici sufficienti a compensare il rischio di esecuzione, i requisiti di capitale e i costi di ristrutturazione che derivano da un’integrazione di tale portata”, ha dichiarato a We Wealth Fabrizio Zumbo, responsabile per la ricerca nell’asset management per Cerulli Associates in Europa, “ciò comporta un elevato livello di complessità che potrebbe essere esacerbato dall’alto livello di sovrapposizioni tra le attività di Ubs e Credit Suisse”.
“Tuttavia, se l’integrazione andrà a buon fine, la nuova entità creata avrà un forte posizionamento nel segmento della gestione patrimoniale in Asia, grazie alla complementarità dell’offerta di entrambe le società, ma anche in Europa nei segmenti dei fondi attivi e degli Etf”, ha aggiunto Zumbo, “poiché la combinazione delle due società creerà un’entità con una scala e una proposta di valore che potrebbe potenzialmente creare qualche grattacapo a gestori patrimoniali giganti come Blackrock, Vanguard e Amundi, ad esempio”.
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Wealth manager in uscita da Credit Suisse?
Per il momento, Ubs non ha fatto sapere cosa intende fare per tenere stretti wealth manager di Credit Suisse e i loro clienti, ed è possibile ipotizzare che la banca non aspetterà troppo tempo per farlo capire – eventualmente riconoscendo ai banker un incentivo economico per restare. Una fonte raggiunta da Reuters ha confermato l’ipotesi di “dolcificanti finanziari” per favore il mantenimento dei wealth banker di Credit Suisse. Il rischio di perdere patrimoni in gestione potrebbe incoraggiare Ubs ad agire in questo modo, anche se, per ora, si tratta solo di indiscrezioni. In un incontro riportato dall’agenzia i due capi del WM delle rispettive banche, Iqbal Khan di Ubs e Francesco de Ferrari per Credit Suisse, avrebbero assicurato lo staff che le due banche lavoreranno “come una grande famiglia”.
E’ più probabile Ubs e Credit Suisse perseguano maggiori sinergie o che si manterranno compresi i rispettivi marchi? “Credo che questa sia una delle domande principali su cui il management di Ubs dovrà riflettere molto seriamente. Entrambe le società hanno un marchio molto forte, quindi “uccidere” il marchio Credit Suisse è una decisione difficile da prendere e potrebbe essere potenzialmente improduttiva”, ha affermato Zumbo, “Ubs ha già annunciato che la fusione comporterà un grande potenziale di risparmio sui costi, per cui è plausibile pensare che Ubs possa fondere una serie di fondi ed Etf di Credit Suisse in prodotti Ubs già esistenti, risparmiando così sui costi amministrativi e creando anche migliori economie di scala. Forse il vero perdente in questo contesto potrebbe essere la Svizzera, la sua reputazione di centro finanziario stabile”.
Nel frattempo, è trapelata la notizia che diversi private banker di Credit Suisse hanno già iniziato a inviare i loro curriculum alle società di head hunting in varie parti del mondo; un fenomeno che riguarda ancora di più gli impiegati alla investment bank, per la quale si prevedono massicci tagli al personale. Secondo un recuiter basato in Asia contattato da Bloomberg i dipendenti di Credit Suisse che si occupano di compliance, di consulenza legale e di revisione contabile sarebbero preoccupati per il loro posto di lavoro, viste le duplicazioni con Ubs, mentre i relationship manager potrebbero trovarsi in una posizione migliore.