Ci sono voluti anni perché in Italia comprendessimo le opportunità della Silver economy e adesso ci vengono a dire che è superata dalla Longevity economy? O è solo una questione semantica? L’intervento al Salone del Risparmio di Nicola Palmarini, direttore italiano di Nica, UK National Innovation Center for Aging – ha provato a dare una risposta. In una visione infeltrita della società anziana e delle opportunità di un mercato dedicato, la Silver economy oggi è un dominio per lo più sanitario che, anche grazie alle nuove tecnologie, ambisce a trattare le patologie acute e croniche nel modo più avanzato e confortevole per il paziente. Ma questa Silver economy fatta di sensori e medicina di precisione è a dir poco parziale e ha bisogno, per crescere, di altra innovazione. Non tecnologica, ma di prospettiva. Ben oltre l’ambito sanitario, la Silver economy dovrebbe infatti includere tanti mercati quanti sono gli ambiti della vita dei senior: dalla cultura al cibo, dai trasporti alla dimensione urbana, dal lusso alle auto, dalla casa alla finanza e le tutele assicurative. La prima osservazione che Palmarini fa, è che essere anziani è molto più che essere pensionati bisognosi di cure.
Il recente rapporto Silver economy meets innovation stilato da Next Age – il primo programma di accelerazione di startup della Silver economy nato dalla partnership tra AC75, acceleratore marchigiano, CDP Venture Capital Sgr e SOSV – parla chiaramente di tre settori oltre salute e benessere: invecchiamento a casa propria, intendendo con ciò soluzioni abitative adeguate a una prospettiva di longevità, tempo libero con il suo risvolto di socialità, mobilità e accoglienza, finanza/risparmio. Ambiti nei quali l’innovazione tecnologica e uno sguardo più realistico ai bisogni e desideri degli over 65 di oggi potrebbero sviluppare aziende e mercati di grande rilevanza europea, oltre che italiana. “Nell’aprile 2018 – scrive Nicola Palmarini in una sezione a sua firma del rapporto – la Commissione Europea ha coniato il termine Silver economy per descrivere l’economia delle persone over 50. Prescindendo per un attimo dal dibattito sul se e quando una persona inizi a considerarsi “silver”, è però vero che apparentemente il mondo del business sembra fermarsi ai 50 anni quando si tratta di sviluppo e promozione di nuovi prodotti. Introducendo il termine Silver economy, la Comunità Europea ha voluto enfatizzare che la popolazione over 50 è di fatto sottovalutata e in qualche modo sotto-servita dal punto di vista economico”.
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Quello che dovremmo cambiare prima di tutto è il pregiudizio: il consumatore over 50 o 60 non ha per via dell’età perso interesse, desiderio e diritto alla seduzione. Vuole cose belle, vuole engagement, vuole il colore, il calore e l’innovazione che vogliono tutte le altre fasce di età. E questo sarà ancora più evidente man mano che la categoria senior accoglie tra le sue fila i Boomer, consumatori evoluti e tutt’altro che analfabeti digitali. “Eppure”, osserva Palmarini, “la maggior parte delle ricerche che si fanno sul target senior partono dal presupposto che il loro rapporto con la tecnologia sia ancora quello di 20 anni fa”. La ricetta che suggerisce è lo sviluppo dell’ageing intelligence, ovvero la possibilità per le imprese non solo di ascoltare ma anche ingaggiare i senior.
La seconda osservazione con la quale Palmarini ha scosso il pubblico del Salone del Risparmio rilancia ulteriormente, collocando la vera opportunità per il nostro Paese oltre la Silver economy nella Longevity economy. Ciò che sta cambiando le nostre società, infatti, non è tanto la grande quantità di anziani longevi, questo è il dito; la luna è invece il fatto assodato che tutti vivremo vite orami quasi centenarie che potrebbero presto estendersi a 120 o 130 anni. E che questo sta imponendo un cambiando radicale del ciclo di vita perché quello tradizionale per noi – studi, lavoro, famiglia, pensione – non ce la fa a sostenere una vita così lunga. La Longevity economy, ovvero l’economia che nasce da prodotti e servizi tesi a rendere più confortevoli, gestibili, salutari vite centenarie, è quindi la vera sfida. Non sfuggirà che se il target della Silver economy è fatto di 14 milioni di over 65, quello della Longevity economy è fatto di 58 milioni di italiani.
Prendendo ancora per un attimo spunto dall’ambito sanitario, dovremmo comprendere il mercato gigantesco della prevenzione, cioè tutte quelle soluzioni che aiutano ad evitare le malattie ben prima di curarle. E oltre ancora, al settore del wellbeing con tutto ciò che serve a trovare il proprio equilibrio di benessere fatto di alimentazione, integratori, movimento, spiritualità. Ecco come la Silver economy rappresenta solo un piccolo insieme che interseca solamente l’insieme più grosso della Longevity economy. In un’ultima sfida a una visione ancora più illuminata, la conclusione di Palmarini: “L’opportunità di mercato è persino più grande se si guarda all’economia della longevità attraverso uno sguardo longitudinale più che multisettoriale, che colleghi i settori industriali, oltre ai fattori tipici dell’invecchiamento, anche con le condizioni che nascono dalle diverse fasi della vita, prescindendo dalle età, e dai contesti in cui viviamo ogni fase”. Un’intersezionalità dei bisogni e delle opportunità di un’intera società della longevità che, attraverso l’incontro di tutte le fasi e le condizioni di vita, potrebbe avviarci a un’inclusione veramente sostenibile.
(Articolo tratto dal magazine We Wealth di luglio-agosto 2023)