Fineco Bank, in un anno segnato da mercati ribassisti è riuscita a mantenere un positivo livello di raccolta, con una generazione di flussi di commissioni (+3,3%) che hanno sostenuto i conti anche nella componente più sfidante dell’anno scorso. In forte crescita, come per il resto del settore, il margine d’interesse (+40,1% per l’intero anno), trainato dall’aumento dei tassi, definito dall’ad Alessandro Foti come un “ritorno alla normalità”.
I ricavi della banca-rete hanno raggiunto i 948,1 milioni nell’intero 2022, in crescita del 17,8%, mentre l’utile netto è cresciuto del 22,8% a 428,8. Il dividendo approvato dal Cda sarà di 0,49 euro per azione; l’assemblea degli azionisti si esprimerà in merito il prossimo 27 aprile. Il titolo ha reagito con forza alla pubblicazione dei conti il 7 febbraio, con un rialzo superiore al 2%.
Anche per una banca legata al mondo degli investimenti finanziari l’effetto positivo dei tassi si è fatto sentire sui conti. La composizione dei ricavi di Fineco Bank, in seguito al rapido mutamento della politica monetaria e dell’andamento di mercato, infatti, è cambiata considerevolmente. Il margine finanziario rappresenta oggi il 41,37% dei ricavi (392,2 milioni su 948,1) mentre a fine 2021 era pari al 34,8%.
Il dato che meglio tiene conto della rapida evoluzione della dinamica dei tassi è quello relativo al quarto trimestre, nel quale Fineco ha messo a segno una crescita del margine finanziario del +109,2% rispetto a un anno prima e del +56,2% rispetto al trimestre precedente.
Secondo Foti l’innalzamento dei tassi operato dalla Bce nella seconda metà del 2022 rappresenta un beneficio duraturo per il settore e per Fineco Bank, ma, ha dichiarato l’ad a We Wealth, non modificherà le politiche di lending (i prestiti) e le offerte per la raccolta di nuovi depositi: “La liquidità transazionale, come sempre abbiamo fatto, non sarà remunerata”. Anche per le politiche di lending Fineco continuerà a mantenere una linea prudente, prestando denaro solo ai suoi clienti per tenere fede all’obiettivo di contenere i rischi sui crediti.
Commissioni che tengono, anche con mercati impervi
Nel dettaglio dei ricavi riconducibili alle commissioni, nel l’incremento annuo del 3,3% è stato dovuto principalmente all’area Investing (+12%) “grazie all’effetto volumi e al maggior contributo di Fineco Asset Management”. In miglioramento anche commissioni dell’area Banking a 56,2 milioni (+15,5%), mentre le commissioni nette relative all’area Brokerage sono state pari a 100,5 milioni, in flessione rispetto all’anno record registrato nel 2021 (-20,4%) a causa principalmente dei minori volumi sul mercato rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda la raccolta, i Total Financial Assets a fine 2022 si attestano a 106,6 miliardi, sostanzialmente stabili (-1,3%) rispetto a dicembre 2021, mentre il saldo della raccolta gestita ha ceduto il 6,1% a 52,1 miliardi “a causa della correzione generalizzata sui mercati da inizio anno”. I Total Financial Assets riferibili alla clientela nel segmento Private Banking si attestano a 45,3 miliardi.
Fineco Bank, un divieto alle retrocessioni? Non ci spaventa, anzi
L’attenzione sulla “trasparenza”, ha sottolineato Foti in conferenza stampa, potrebbe mettere Fineco in una posizione di “un grosso vantaggio relativo” sulle reti concorrenti nel caso in cui le retrocessioni venissero abolite a livello europeo. Fineco gestisce già 24 miliardi su 54 con una fee pagata direttamente al consulente finanziario, fatto che dimostrerebbe da parte di una componente della clientela una disponibilità a una retribuzione diretta del professionista. Secondo Foti un’eventuale introduzione del divieto alle retrocessioni, nell’ambito della Eu retail investment strategy della Commissione europea, darebbe una maggiore spinta ai fondi a gestione passiva, caratterizzati da minori costi, che andrebbero a controbilanciare l’introduzione delle parcelle dei consulenti in modo da caricare costi complessivi (Ter) più contenuti. Lo scorso anno Fineco è stata la prima grande rete di consulenza italiana ad attrezzarsi con un’offerta, tramite Fineco AM, basata su gestioni passive.
Inoltre, il divieto alle retrocessioni incoraggerebbe ulteriormente banche a dotarsi di fabbriche di prodotto interne, società di asset management “della casa”.
“Avere una fabbrica interna di prodotti è fondamentale, anche senza divieto agli inducement, in termini di velocità, agilità, tempi reazione altrimenti impensabili”, ha dichiarato Foti, che di fronte alla recente operazione di Unicredit-Azimut ha aggiunto: “Non sarei sorpreso di vedere altre iniziative in questa direzione”.