La banca d’investimenti svizzera ha registrato nel terzo trimestre un utile netto di 2,279 miliardi di dollari, in crescita del 9% anno. L’utile ante imposte è aumentato ancora di più a 2,865 miliardi (+11%), comprese rettifiche di valore nette su crediti pari a 14 milioni
Il coefficiente Cet 1 ha raggiunto il 14,9%, contro il 14,5% dei tre mesi precedenti e rispetto al 13% dell’obiettivo
Al traino del wealth management
È il global wealth management ad aver trainato questo aumento: l’utile ante imposte di questa divisione è aumentato del 43%, con una crescita a doppia cifra in tutte le regioni, attestandosi nel trimestre a 1,5 miliardi. Ma anche sui nove mesi la crescita è importante: +34% a 4,2 miliardi di dollari. Nel trimestre i proventi operativi della divisione wealth sono cresciuti del 17% su base annua e i proventi netti ricorrenti da commissioni sono aumentati del 23%, aumento attribuibile soprattutto all’incremento del patrimonio medio che genera commissioni, grazie a una performance di mercato positiva, e degli afflussi netti di patrimonio. Le rettifiche nette per perdite di valore su crediti sono state pari a 11 milioni, rispetto ai 22 milioni dello scorso anno.
Ubs Gwm in Italia
D’altronde che il wealth management sia il tratto distintivo della banca svizzera è cosa nota. We Wealth ne aveva parlato la scorsa estate con il country head italiano Paolo Federici, forte di un team di 117 private banker che gestiscono masse per 27,8 miliardi di euro nel nostro Paese (dati a fine 2020). E che ci aveva raccontato il wealth way, un approccio a tre dimensioni sulla sola parte del patrimonio: liquidity (per sostenere lo stile di vita da uno a tre anni), longevity (per risparmiare e investire per le esigenze future) e legacy (che riguarda la porzione di ricchezza che sopravviverà al cliente e viene destinata agli eredi). “Il territorio è per noi un elemento focale – ci aveva detto Federici – abbiamo dieci filiali nelle principali città italiane (Milano, Bologna, Modena, Brescia, Torino, Padova, Treviso, Firenze, Napoli e Roma), che sono i nostri avamposti per addentrarci nelle dinamiche locali, la storia del Nord Est non è quella del Centro Sud. È una chiara scelta industriale”. A giugno 2021 la struttura è stata riorganizzata e in parte semplificata con la creazione di cinque nuove aree territoriali – Lombardia Est, Centro Nord, Centro Sud, Nord Ovest e Nord Est – e un’area dedicata alla clientela Uhnw. “Un forte investimento sul mercato italiano che ci consentirà di essere più efficaci e soprattutto ancor più vicini ai clienti e al tessuto imprenditoriale. In questo quadro di riorganizzazione territoriale anche la tecnologia ha svolto un ruolo chiave oltre che nell’implementazione della struttura stessa anche per rendere sempre più efficiente il servizio offerto alla clientela”, così Federici.
I numeri del terzo trimestre: forte crescita per tutte le divisioni
Buoni anche i risultati della divisione P&C Personal Banking che ha visto i profitti ante tasse attestarsi a 0,4 miliardi di franchi svizzeri (1,3 miliardi su base nove mesi): l’aumento dei proventi operativi è del 18%, per effetto dei maggiori proventi netti ricorrenti da commissioni su attività di custodia, mandati e fondi d’investimento. I proventi netti da interessi sono saliti del 5% principalmente per effetto della gestione proattiva dei depositi, che ha determinato un calo della liquidità e dei costi di finanziamento. I ricavi da carte di credito e da operazioni su cambi sono stati i principali fattori di miglioramento del 7% dei proventi da negoziazione, grazie alla costante crescita della spesa dei clienti per viaggi e tempo libero legata all’allentamento delle restrizioni pandemiche.
L’utile ante imposte dell’investment banking è anch’esso aumentato, del 32%. I ricavi di Global Banking sono saliti del 22%, a 141 milioni di dollari, trainati da Advisory e Capital Markets, e hanno sovraperformato rispetto al complesso del mercato globale. Compensando anche il calo del 7% dei ricavi di Global Markets (che però si confrontano con un periodo particolarmente forte dello scorso anno). I proventi operativi sono aumentati dell’1% su base annua, o dell’11% al netto di una plusvalenza di 215 milioni derivante dalla vendita di diritti di proprietà intellettuale associati alla famiglia di indici Bloomberg Commodity nel terzo trimestre 2020.
Anche il risultato dell’asset management è stato viziato dalla plusvalenza di 571 milioni generata dalla vendita di una quota di maggioranza del Fondcenter AG (oggi Clearstream Fund Centre AG) nel terzo trimestre 2020. Al netto della quale l’utile netto sarebbe cresciuto del 27%: il risultato corrente registra invece una perdita del 71% su base annua a 214 milioni. La raccolta netta dell’asset management è stata di 1,5 miliardi (o 1,1 miliardi esclusi i flussi relativi al mercato monetario).
Consulenza per difendersi dalla volatilità e abbattere il rischio
Sono numeri di cui il ceo Ralph Hamers è soddisfatto, poiché indicativi “della fiducia dei clienti. Registriamo un altro trimestre di solidi risultati finanziari in tutte le nostre divisioni e regioni aziendali, nonostante l’incertezza osservata di recente”. E al di là dell’incertezza, Hamers si dice deciso a “continuare a fornire ai clienti una consulenza competente e un’esecuzione di qualità in qualsiasi ambiente di mercato consentendo loro di affrontare la volatilità e a cogliere le opportunità”. Lo scorso trimestre i progressi sono stati diversi: “abbiamo lavorato a tutti i livelli dell’azienda per offrire nuove opportunità d’investimento, sviluppato ulteriormente offerte mirate in base alle preferenze del cliente per fornire un’esperienza più personalizzata – conclude il ceo – In più abbiamo avviato collaborazioni con partner esterni per sviluppare il più grande fondo di investimento a impatto dedicato mai realizzato nel settore delle biotecnologie. Oggi raccogliamo i frutti del nostro impegno a offrire ai clienti il nostro intero ecosistema in modo agile e integrato come un’unica Ubs. Ma c’è ancora così tanto che possiamo e dobbiamo fare”.