Tre parole chiave per la donna investitrice
“Ci sono tre fattori che determinano il potere economico e l’indipendenza delle donne: il crescente tasso di partecipazione all’istruzione e alla forza lavoro, il desiderio di colmare il divario salariale, la naturale tendenza a sopravvivere all’uomo“. Per questi motivi, alcuni esperti affermano che in quattro decenni il 70% della ricchezza nei mercati sviluppati sarà nelle mani delle donne.
Tre dinamiche di investimento al femminile
“Accanto a ciò, altre tre caratteristiche definiscono la donna nella veste di risparmiatrice: obiettivi chiari, che non si riferiscono al ‘come’ raggiungere l’obiettivo d’investimento (asset class, tipologia di prodotto o strategia), ma a ‘quale’ obiettivo raggiungere; fiducia e capacità di delegare, anche a livello di questioni familiari; infine, la trasparenza”. L’approccio femminile all’investimento difficilmente contempla scommesse di breve periodo, cercando invece soluzioni che guardino al futuro proprio e dei figli.
La magia del compounding: come funziona?
Quando si parla di compounding è bene partire da un assunto di base: per iniziare ad investire non è necessario disporre di un grande capitale; è però necessario che si inizi a farlo da subito. “Per far sì che la magia dell’interesse composto si realizzi bisogna muoversi passo dopo passo, impiegando ogni mese una piccola quota che non implichi eccessivi sacrifici e… dimenticarsene!”.
Questione di diversity? No, di meritocrazia
“Più che ad un concetto di genere, quando si guarda alle donne nel mondo del risparmio gestito sono altre le evidenze che emergono. Sebbene ad iniziare il percorso nel mondo dell’asset management siano un 50% di donne ed un 50% di uomini, quando si guarda ai vertici aziendali (Ceo, Cfo e dirigenti) le donne pesano solo il 14%”.
Per cercare di rimediare a questo fatto, possono essere applicati quattro approcci: adottare modelli più flessibili, che consentirebbero alle donne di essere contemporaneamente manager in ufficio e a casa; aumentare la visibilità delle professioniste in ruoli apicali; offrire servizi di coaching per incoraggiare le donne a credere sempre più in loro stesse ed essere più assertive (‘appoggiarsi’ come direbbe Sheryl Sandberg); infine, avere a fianco colleghi maschi per promuovere davvero la diversità.
“Grazie ad un criterio basato sul merito, due terzi dei fondi Carmignac sono co-gestiti da donne. Non solo: due dei cinque maggiori fondi in Europa che hanno una donna nel management team sono di Carmignac: al primo posto, Carmignac Patrimoine, al quinto posto, Carmignac Sécurité”.
La regola del buon gestore (e del buon advisor)
La mission di un fondo, e quindi quella di un buon gestore, è aiutare i propri clienti a conseguire gli obiettivi che si sono prefissati senza complicare loro la strada. Ciò vale ancora di più quando, dalla parte dell’investitore, c’è una donna.
“Se ho la certezza di aver investito in aziende consolidate, sostenibili e orientate al futuro, sono sicura di aver fatto la scelta giusta e non ho bisogno di preoccuparmene. Nel mio portafoglio voglio avere business resilienti, da mantenere nel corso degli anni”.
La finanza è donna?
“Che si guardi al francese, all’italiano o allo spagnolo, la parola finanza è sempre femminile. Vice versa, il mondo della finanza ha genere maschile. Quale alternativa vince tra le due? Per rispondere a questa domanda preferisco utilizzare la flessibilità del tedesco e anteporre l’articolo das che è sia maschile che femminile e che rappresenta in pieno l’importanza che per me ha la diversity nel mondo della finanza”.
Un celebre slogan utilizzato da una tra le più antiche e prestigiose aziende manifatturiere al mondo recita: Non possiedi mai veramente un Patek Philippe: lo conservi solamente per le generazioni future. L’approccio femminile alla gestione del proprio capitale tende per natura a seguire questo schema.