Cos’è un crypto asset? La rappresentazione digitale su blockchain di un valore o di un oggetto che esiste nel mondo reale o in quello virtuale. La blockchain? Un registro elettronico condiviso in cui la successione delle transazioni è sempre verificabile. Il termine “token” (“gettone”) è spesso usato come sinonimo di criptoasset, anche se non lo è (il token è piuttosto l’unità di frazionamento di quell’attivo). I token possono essere fungibili (es. le criptovalute), ossia perfettamente scambiabili come il denaro, o non fungibili. I crypto asset più popolari sono i token non fungibili: gli nft (non fungible token).
Se ne è parlato il 14 giugno 2022, durante l’evento Breakfast on finance: NFT di Gianni & Origoni, a Milano. In cattedra, il commissario Consob Paolo Ciocca e l’avvocato Massimo Sterpi, partner dello studio legale. Ultimi arrivati nel mondo della tecnofinanza, gli nft nascono nel 2017 per gioco, come fenomeno artistico: non erano che un codice grafico scritto nello spazio che residuava negli smart contract V1 e V2 di Ethereum. A quei volti colorati e approssimativi di pochissimi pixel i loro creatori, il duo informatico candese Larva Labs, diedero il nome di Cryptopunks. In tal modo è nata la criptoarte, denominata così proprio perché emersa nelle maglie della catena di una criptovaluta, Ethereum.
Queste prime creazioni vengono regalate alla community (impossibile non provare un goccio di rimpianto, pur facendo i distaccati: ciascuno dei quasi 10.000 Cryptopunks vale svariati milioni di dollari in asta). Successivamente vennero ideati i Cryptokitties, ma non c’era più spazio per altri codici grafici negli smart contract di Ethereum. Si creò allora un codice univoco (hash) per identificarli: nasceva il sistema di certificazione nft. “A differenza che nel mondo reale, in quello del web il possesso non vale titolo”, specifica Sterpi. Di qui l’utilità di un sistema di certificazione.
Un nft è utilizzabile:
1. Per il pagamento delle rendite da proprietà intellettuale: nell’nft si può riversare contenuto di valore creativo e farlo circolare secondo regole patrimoniali definite.
2. nel settore immobiliare; non solo per registrare le compravendite di case e terreni (incluse le aree del metaverso), ma anche per il catasto. Lo stesso Consiglio Nazionale del Notariato sta valutando soluzioni basate su blockchain.
3. Nella lotta alla contraffazione dei mega marchi del lusso.
4. Nei giochi di ruolo, in cui spesso, per accedere ai livelli successivi, occorre acquistare beni particolari come per es. cavalli volanti, armature.
Quest’ultimo aspetto fa sorridere, sembrando poco essenziale? No. L’importanza economica di questo tipo di giochi non va sottovalutata: la finanza si sta gamificando. La futura attività economica sarà un enorme gioco di ruolo. Esemplifica l’avv. Sterpi: “Per le nuove generazioni sarà facile passare dal gioco al lavoro: ingegneri che lavorano col proprio avatar nel metaverso, magari un momento prima vi stavano giocando. Il loro lavoro verrà blindato con un nft”.
Il problema sarà garantire i corretti principi di educazione finanziaria, sottolinea Ciocca: “Ci dovrà essere la Consob, nel metaverso. La gamificazione della finanza e dell’economia è decettiva: fa sembrare semplice ciò che in realtà non lo è”. Si pensi a quanto accaduto con Celsius e le stablecoin: la società ha sospeso i prelievi in valuta fiat, adducendo le ‘extreme market conditions’ come giustificazione. Gli acquirenti si erano fidati in quanto si trattava di una ‘coin’, che era ‘stable’, stabile, a fronte di una convertibilità sempre garantita in valute tradizionali. Ma in realtà si era di fronte a un token senza alcun emittente sovrano alle spalle. L’investitore deve essere consapevole che i criptoasset sono strumenti altamente rischiosi e volatili. Non sono per il retail”.
Come raccontato da Sterpi, l’attitudine degli investitori – in assenza di normativa – è sempre la stessa: “Non c’è una legge che regola queste nuove attività? Quindi è tutto permesso. Ma non è così: la legge ha una modalità espansiva tale per cui tende a colmare qualunque lacuna. Il garbuglio attuale è che non si sa quale delle leggi esistenti si debba applicare: le tre funzioni di emittenza, intermediazione e investimento sono soggette a tre regole diverse”. Innanzitutto, l’investitore deve essere cosciente del rischio fiscale e tecnologico cui si sottopone. “Alcuni pensano di poter fare riciclaggio di denaro con le crypto, ma è una cosa stupida: il tracciamento inverso è sempre possibile, benché costoso e non immediato. Dal punto di vista tecnico, non è banale acquistare nft”.
Intermediario ed emittente dal canto loro devono essere consapevoli non solo di cosa contiene il criptoasset, ma anche di come lo presentano. “Se produco un nft di un mio acquerello e lo vendo, è ok. Ma se dico ‘compralo perché così fai un ottimo investimento’, la questione diventa puramente finanziaria. C’è un bisogno urgente di normativa specifica”. L’Unione europea si sta adoperando per un quadro normativo comune, articolato in tre blocchi: il Regolamento MiCa; il mercato secondario; la sicurezza.
Illustra Ciocca: “Il MiCaR, Market in Crypto-asset Regulation tratta dell’inquadramento generale dei cripto asset. In prima battuta escludeva gli nft, ma la stesura definitiva non c’è ancora: la questione nft è in via di dibattimento. È bene che l’nft sia incluso nella normativa, per la sicurezza del mercato e del singolo investitore. Si pensi al classico esempio di distrazione: se ho un nft nel wallet del mio cellulare, e questo cade in acqua, ho perso il mio asset. Non esistono titoli a garanzia, solo un codice”. Ampliando il discorso: “Se bonifico un miliardo di dollari su un conto di Montecarlo, dopo poco mi vengono a cercare. Se la cifra fosse in Eth, nessuno se ne accorgerebbe. Non subito”. In un mondo sempre più veloce, anche la regolamentazione dovrà essere istantanea: prima si definiranno le regole, prima il mercato si stabilizzerà.