“I sussidi servono a ripartire, ma poi spariscono. Sacrificano la possibilità di scelta e il futuro dei giovani. Bisogna cercare la strada della ricostruzione. Non sappiamo quando sarà scoperto un vaccino. Alcuni pensano che tutto tornerà come prima, altri che sarà tutto diverso. Probabilmente la verità sta nel mezzo. Dalla politica economica ci si aspetta che non aggiunga incertezza al panorama”, prosegue il presidente onorario della Bce. E poi, l’importanza dei valori. “Un messaggio di natura etica per affrontare insieme le sfide che ci pone la ricostruzione. Nel secondo trimestre 2020, l’economia si è contratta come i maggiori paesi durante la seconda guerra mondiale. Vi è stato un aumento drammatico della disoccupazione, che sarà difficile riassorbire”.
L’aspetto drammatico è che, “a differenza dell’evento bellico, si è avuta una distruzione del capitale umano senza precedenti”. A causa della sospensione del versamento tributi, “debito e deficit sono cresciuti senza paragoni rispetto al tempo di pace”. E si è lasciato spazio al pragmatismo: “When times change I change my mind. What do you do, sir?”, Mario Draghi cita Keynes.
L’ex presidente Bce ricorda che i provvedimenti anticrisi non dureranno per sempre. Per questo ora è il momento della saggezza. Già l’erosione di alcuni principi considerati fondamentali era già iniziata con la precedente crisi finanziaria. Mai però era accaduto in Europa. In questi anni il Vecchio Continente aveva attenuato alcune delle conseguenze più severe e ingiuste della globalizzazione. E con l’arrivo della pandemia ha ritenuto di abbandonare regole fino a quel momento giudicate essenziali per il funzionamento delle economie europee: patto di stabilità, aiuti di Stato, mercato unico, concorrenza.
L’incertezza attuale non è insolita, ammette Draghi. Essa rappresenta un percorso di aggiustamento verso nuovi assetti. Ma è un concetto fondamentalmente innaturale per le nostre società. Tutto ciò è profondamente destabilizzante. Ma “occorre iniziare a pensare che direzione prendere fin da adesso”.
Gli stock di debito generati dalla crisi sono destinati a rimanere elevati a lungo. Questo debito è sottoscritto, comprato, da Paesi, da investitori istituzionali e privati. Ma la sostenibilità del debito non si misura solo con i tassi di interesse, in questo momento pari a zero. Il debito deve essere “buono”, deve finanziare l’istruzione, il capitale umano, le infrastrutture. La crescita è la condizione assoluta per sostenibilità debito, e l’azione più immediata da intraprendersi adesso è l’istruzione dei giovani. Oggi urgente più che mai. Le nuove generazioni devono imparare a discernere e ad adattarsi, ad avere indipendenza di giudizio. Il fondo per la generazione futura arricchisce il ruolo della politica europea, e l’emissione di debito comune prelude alla creazione di un ministero del Tesoro europeo. E’ questa “l’occasione per disegnare il nostro futuro comune: la strada è sconosciuta, ma non siamo soli nella sua ricerca”.